Cronaca

Campioni di badminton,
ma il Romani non difende
titolo per mancanza di fondi

Nella foto di repertorio Badminton a scuola

CASALMAGGIORE/CREMONA – Mens sana in corpore sano? Sì, per i latini funzionava più o meno così, ma nei tanti tagli che si abbattono come una scure sulla scuola italiana, ecco che lo sport viene sempre più sospinto a recitare il ruolo di Cenerentola. L’allarme parte da Casalmaggiore, dal caso limite del Polo Scolastico Romani, che lo scorso anno, per affrontare trasferte sulla carta molto semplici, come quelle a Cremona per la fase provinciale dei Campionati Studenteschi (un tempo chiamati Giochi della Gioventù), ha dovuto organizzare viaggi autofinanziati sulle auto messe a disposizione dai professori accompagnatori o dai genitori, oppure utilizzare i pullman di linea e i treni.  Non un caso a parte, ma un esempio emblematico, se consideriamo che, ad esempio, il Romani per cinque stagione è stato campione provinciale di Badminton, sport di nicchia ma molto in voga nelle scuole, senza poter difendere il titolo nell’anno scolastico in corso proprio per la rinuncia a costituire una squadra.

La colpa non è di nessuno, se non dei tagli: il Provveditorato agli Studi di Cremona, per la sezione Educazione Fisica, ha anche messo a disposizione pullman, allorquando le fasi provinciali sono state organizzate a Crema per “raccogliere” atleti e istituti da tutta la provincia, così come non ha fatto mancare il passaggio verso la fase regionale del percorso. Ma il punto è che, in periodo di crisi, lo sport è stata la prima disciplina a pagare. I numeri nazionali aiutano a comprendere: dal 2013 al 2015 i contributi sono passati da 60 a 14 milioni di euro. Ma a livello locale, e provinciale, forse le cifre rendono ancora meglio l’idea.

Giovanni Radi, responsabile del settore per Cremona e principale organizzatore dei Campionati Studenteschi, spiega che ogni istituto raccoglie una determinata quota per ogni classe in organico: ma se nel 2012-2013 si parlava di 127 euro per classe, oggi si scende a 75,57 euro per classe, quasi la metà. Risorse che, peraltro, servono a riconoscere ai docenti di educazione fisica e scienze motorie le ore extracurricolari dedicate alle attività di avviamento alla pratica sportiva, che non necessariamente coincide con i Campionati Studenteschi (facoltativi e costituenti comunque una fase “successiva” all’attivazione del cosiddetto Centro Sportivo Scolastico, simile ai vecchi tornei all’interno dell’istituto). “E’ normale dunque” spiega Radi “che a soffrire siano soprattutto i piccoli istituti, le piccole scuole, tenendo conto che parliamo peraltro cifre lorde. Spesso non si arriva neppure a pagare i 400 euro necessari per organizzare una trasferta in pullman. Il vero peccato è non capire che queste attività sviluppano senso di appartenenza, occasioni educative e momenti di aggregazione, che vanno ben oltre lo sport”.

Un confronto è ancora più chiaro. Nel 2013-2014, su 32 scuole secondarie di primo grado, 28 hanno partecipato ai Campionati Studenteschi; nel 2014-2015 si è scesi a 22; tra le scuole secondarie di secondo grado, invece da 16 su 22 (72%) si è scesi a 13 su 20 (65%). Per rendere l’idea, da un anno all’altro è scesa di sei unità, dunque di sei scuole, la partecipazione ai giochi di Atletica su pista e di quattro unità anche la partecipazione ai tornei di pallavolo. Regge, anzi migliora, in controtendenza, il calcio a 5 (da 14 a 16 scuole coinvolte), mentre spariscono i due sport di squadra forse più amati, il calcio a 11 e la pallacanestro (da quattro scuole a una sola). Questo per quanto concerne le scuole di primo grado, ovvero le medie. Alle superiori, però, il concetto non cambia, anzi forse peggiora: qui in perdita vanno il rugby, il calcio a 5 e anche pallacanestro, tennistavolo e atletica su pista, mentre regge, curiosamente lo sci, che ha ancora 13 scuole iscritte (7 maschili e 6 femminili). Ovviamente il Badminton perde quattro unità (da 8 a 4): una di questo è il Romani di Casalmaggiore. Non una a caso: da cinque stagioni era campione in carica. Ma ha dovuto, giocoforza, rinunciare a riconfermarsi sul campo…

Giovanni Gardani

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