Cronaca

“Io parente del ministro”
e mazzetta universitaria
Nei guai 50enne casalese

Nella foto l’Università Bo di Padova

PADOVA/CASALMAGGIORE – Per fare un regalo alla fidanzata ha cercato un rimedio spiccio e molto diretto: tentare di corrompere con un migliaio di euro in contanti il rettore dell’Università di Padova Giuseppe Zaccaria, chiedendo così che la donna a lui legata sentimentalmente potesse essere ammessa al corso di laurea triennale per Professioni Sanitarie, facoltà di Fisioterapia, dell’ateneo veneto, bypassando il corso d’ammissione molto selettivo.

Nei guai è così finito un casalese di 50 anni, Claudio Passera, che ha sfruttato il proprio cognome “pesante”, per millantare un rapporto di parentela nientemeno che con Corrado Passera, banchiere, dirigente d’azienda e già ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture sotto il governo Monti da fine 2011 alla primavera 2013. Tutto è accaduto il 29 agosto del 2013, quasi due anni fa ma con i tempi della giustizia il processo è iniziato martedì con l’udienza preliminare, dopo di che l’uomo di Casalmaggiore e la sua fidanzata, una donna di 38 anni originaria della Russia, della Siberia in particolare, ma residente a Caerano San Marco, provincia di Treviso, sono stati rinviati a giudizio, al prossimo 10 giugno.

Di fatto nella busta arrivata sul tavolo del rettore dell’Università intitolata a Bo erano presenti una lettera autografa della 38enne, che spiega di avere sempre faticato nello studio anche a causa delle difficoltà con la lingua italiana ma di essersi sempre impegnata, essendo anche insegnante in centri sportivi e palestre, con tanto di curriculum vitae molto corposo. Una richiesta di aiuto, per ammorbidire la commissione d’esame. Già così non tutto filerebbe liscio, ma se aggiungiamo che nella busta si trovano anche due banconote da 500 euro, ecco che la tentata corruzione inizia a profilarsi con concretezza. Nel mentre il Passera, il 50enne di Casalmaggiore che non è assolutamente parente dell’ex Ministro, millanta questo legame e si firma nella busta nello spazio solitamente lasciato per il mittente.

Per questo motivo sia il 50enne che la 38enne sono finiti a processo, difesi da Paola Miotti e da Alessandro Zanotto, entrambi nominati d’ufficio, dopo che il rettore Zaccaria aveva subito denunciato il fatto agli enti competenti. E così il rischio è che per quel corso di laurea la coppia debba sborsare molto più dei mille euro utilizzati per aprire chissà quale porta.

redazione@oglioponews.it

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...