Padre Brioni: “Qui
Ebola non s’è estinto
Proviamo a rinascere”
Nella foto padre Luigi Brioni durante la sua missione
SIERRA LEONE – “Siamo alla fine di febbraio 2015, più di otto mesi dopo i primi casi di Ebola in Sierra Leone e, purtroppo, viviamo ancora di speranza nella Provvidenza di Dio e nella cooperazione di tutti, proprio perché Ebola non è ancora morta tra noi”. Con queste parole padre Luigi Brioni, originario di Villanova, frazione di Rivarolo del Re, inizia il suo resoconto mensile sulla situazione nel cuore dell’Africa e in Sierra Leone in particolare, dove da anni esercita la propria attività missionaria.
“Si credeva all’inizio del mese che Ebola fosse in via di estinzione” spiega padre Brioni “anche perché i dati degli infetti e dei morti erano ormai vicini allo zero. Invece, da quello che abbiamo potuto sentire, alcune persone si sono messe in viaggio per ritrovare parenti, per commercio, ecc. ed hanno riacceso piccoli focolai di infezione in varie parti del Paese. Siamo tutti stanchi di quest’Ebola, che condiziona la nostra vita negativamente e non ci lascia vivere con impegno e serenità le nostre giornate e relazioni”.
Qualche segnale positivo, tuttavia, arriva. “Alla fine di marzo le scuole dovrebbero tutte essere riaperte all’insegnamento con la promessa del Governo di assistere gli studenti pagando loro le tasse scolastiche e provvedendo anche un pasto al giorno. Ma è tutto da vedere. Intanto è già stato annunciato che le classi dovranno iniziare alle 8 del mattino e durare fino alle 4 del pomeriggio, quando il nostro sole spacca le pietre… e i cervelli!”
“Da parte mia cercherò di dare una mano” garantisce il missionario Casalasco “anche se i provvedimenti/promesse mi son abbastanza confusi. Intanto il 25 febbraio ho terminato i miei sei mesi di inglese/matematica/buone maniere ai miei due gruppi di studenti, sedici in tutto, con un simpatico picnic al fiume. Tutti grati per questa iniziativa ed orgogliosi per ciò che hanno imparato. Per me pure questa esperienza è stata una grande e pratica opportunità per rimanere solidali con la nostra gente in un tempo così difficile e doloroso. Senza l’Ebola, questo non sarebbe accaduto! Per cui proprio è bene ricordare qui che il missionario continua ad essere l’uomo delle mille stagioni, per seminare sempre, anche quando la speranza del raccolto è molto esile. Sì, siamo “servi inutili,” come ci dice il Signore, ma guai se non ci fossimo”.
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