Prezzo del latte,
Fava boccia il piano
del Governo
Nella foto, l’assessore regionale Gianni Fava
RIVAROLO MANTOVANO – “La risposta alla grave crisi del prezzo del latte non è certo il Piano messo a punto dal governo, che vale sulla carta 108 milioni, ma di questi solo 8 milioni sono veri, perché stanziati per il 2015, mentre gli altri sono suddivisi 50 e 50 nei prossimi due anni e sappiamo con quanta facilità l’esecutivo cambia le disponibilità a bilancio. E intanto le aziende chiudono. Le soluzioni sono altre, ma finora dal ministero delle Politiche agricole non sono arrivati segnali di sorta”. Lo ha detto giovedì mattina l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, intervenendo in un incontro con gli agricoltori e gli studenti nell’Auditorium della Cassa rurale artigiana di Rivarolo Mantovano. Il prossimo 31 marzo terminerà finalmente il regime delle quote latte, ha ricordato Fava, “ma attenzione perché ci sarà qualche insidia in più, anche per effetto di un significativo aumento delle produzioni a livello europeo. L’Irlanda nell’ultimo anno ha incrementato i volumi di latte del 20%, Francia e Germania del 12-13%, l’Italia dell’1,5 per cento, rimanendo deficitaria sul fronte dei consumi interni per circa il 40-45 del proprio fabbisogno”.
Per il ministero delle Politiche agricole, ha proseguito l’assessore, “un calo del prezzo mediamente del 20% registrato negli ultimi sei mesi, può essere contrastato attraverso la distribuzione di 8 milioni di euro con la modalità de minimis, dopo aver costretto gli allevatori a una trafila burocratica della durata di almeno sei mesi e la prospettiva di incassare all’incirca 15 mila euro. Io non sono così convinto, soprattutto perché non si tratta di cifre che spostano il baricentro in stalle delle dimensioni della Pianura padana”. Eppure alternative ce ne sarebbero. “Sul polverizzatore era stata trovata un’intesa fra le organizzazioni sindacali – ha precisato – ma poi quando si è trattato di pianificare un percorso operativo sono emersi di nuovo le incomprensioni fra i sindacati. Sono convinto, però, che un impianto di polverizzazione del latte, nella disponibilità pubblica, in grado di intervenire per gestire le eccedenze produttive, come soluzione da sola non sia sufficiente”.
Una strada percorribile, che oggi la Lombardia presenterà al Mipaaf nell’incontro di presentazione del Piano operativo nazionale (Pon), è quella delle assicurazioni sul prezzo del latte, sulla scorta del Farm Bill degli Stati Uniti. “Anche se credo che il ministero rimarrà insensibile, noi presenteremo la proposta di individuare formule assicurative, che tutelino i produttori quando il prezzo scende al di sotto di una soglia individuata – ha specificato Fava -. Anche perché non dimentichiamo che sul Pon lo Stato si è trattenuto 1 miliardo e 680 milioni”. “Non chiediamo molte risorse – ha aggiunto – perché come Lombardia siamo pronti a fare la nostra parte. Non possiamo permettere che nella nostra regione, che oggi produce ormai il 44% del latte a livello nazionale, i produttori perdano 150 milioni di euro in sei mesi”. Sul mancato accordo del prezzo del latte fra allevatori e industria di trasformazione, Fava sollecita per l’ennesima volta il Mipaaf. “Le logiche del mercato devono essere mediate da soluzioni concrete – ha detto -. Siamo un paese che ha ancora la mediazione nazionale, mi auguro ci sia qualcuno che convoca il Tavolo interprofessionale per chiudere la partita, perché su questo la Regione non ha poteri concreti”.
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