Vicomoscano ospiterà
don Luigi Verdi della
Comunità di Romena
Nella foto don Luigi Verdi
VICOMOSCANO (CASALMAGGIORE) – E’ stato pensato circa un anno e mezzo fa e finalmente è stato organizzato: si terrà il prossimo 22 gennaio presso la parrocchia di Vicomoscano, frazione di Casalmaggiore, l’incontro-veglia con don Luigi Verdi e più in generale con la Comunità di Romena, pieve tra le foreste del Casentino che costituisce una tappa del pellegrinaggio verso San Pietro a Roma.
Come gli organizzatori spiegano, si tratta di una serata di incontro, di riflessione, di preghiera. Una serata di silenzio e di musica, di parole e di gesti. “Si chiama veglia, forse perché vuol favorire un risveglio” viene precisato “risvegliare la voglia di stare insieme, di essere parte, risvegliare il bisogno di ritrovare il proprio centro nel silenzio e abbracciare gli altri nella loro diversità. Per fare questo la veglia di Romena si propone abbracciando tante forme espressive: le riflessioni di don Luigi Verdi, si alternano alla musica, ai canti, alla lettura di poesie, alla visione di immagini e filmati. Ogni anno la veglia riparte per il suo viaggio con un tema nuovo, con la voglia di leggere i bisogni dei nostri tempi e di riaprire il presente alla voglia di futuro”.
Per quanto concerne la pieve della Comunità di Romena, citiamo la definizione data dagli stessi organizzatori. “Anticamente la pieve era faro sulla pista dei pellegrini che scendevano dal nord Europa per dirigersi verso Roma. Poi è stata casa di preghiera per un mondo contadino che li si ritrovava per farsi comunità. Oggi, spopolata la campagna, la pieve ha trovato una nuova ragione di vita: accoglie le persone che in questa società consumista hanno scoperto di poter comprare tutto, ma non la propria armonia interiore. Dal 1991, la fraternità di Romena ospita chiunque voglia mettersi in cammino verso se stesso, offrendo uno spazio di silenzio e di accoglienza e insieme opportunità di condivisione e di incontro”. “Romena” spiega don Luigi Verdi, fondatore della fraternità “ha come riferimento l’esperienza di Gesù sul monte Tabor. Come su quel monte l’invito è a portare i tuoi amici in alto, fuori dal rumore, e a far vedere la tua faccia, far sentire come è bello per noi stare qui”.
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