“Sala consiliare casa
di tutti”: polemiche per
il maxi crocifisso
Nella foto, il crocifisso che fa discutere
CASALMAGGIORE – Fa discutere la donazione di un crocifisso ligneo della seconda metà del XVIII secolo delle dimensioni di 165 centimetri di altezza e 90 di larghezza al comune di Casalmaggiore. La polemica nasce dal fatto che il ‘regalo’, voluto da un privato cittadino ed accettato dalla Giunta nella seduta di giovedì 16 ottobre, preveda l’esposizione della croce d’altare nella sala adunanze del palazzo municipale o “in caso di impossibilità presso altro luogo aperto al pubblico, con la seguente indicazione di provenienza ‘Donazione di Bruno Galafassi‘”, come riportato dalla delibera. “La sala consiliare non è una sala parrocchiale, non è un luogo di culto, è una sala di tutti, neanche del sindaco e della Giunta – attacca il capogruppo di ‘Casalmaggiore insieme e le sue frazioni’ Pierluigi Pasotto -. Si chiama sala del consiglio comunale e non sala della giunta Bongiovanni. Un crocifisso c’è già, insieme alla foto del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Se mettere un crocifisso per altare nella sala adunanze, come specificato nella delibera, vuol dire dare un significato a quella sala che non può avere ed è giusto che non abbia, allora le cose cambiano”. “Il sindaco – prosegue Pasotto -, che non è un novellino dal punto di vista amministrativo e istituzionale, a certe cose dovrebbe arrivarci senza che nessuno gliele dica. Vorrà dire che faremo fare una gigantografia della foto di Napolitano della stessa misura del crocifisso, così scadremo completamente nel ridicolo. Anche chi fa la donazione dovrebbe sapere che quella è la casa di tutti, non di quelli che professano o non professa un determinato culto. Se la giunta Bongiovanni ritiene che i problemi di Casalmaggiore siano adornare la sala consiliare con simboli e simbologie oppure fare gli incontri in frazione quando c’è Casalmaggiore bloccata dal traffico, ne prenderemo atto. Ognuno ha le sue priorità”.
Non è tutto: “Il legame di questa amministrazione a determinati ambienti – aggiunge Pasotto – è reso evidente anche da recenti delibere di giunta che assegnano a posteriori un contributo di mille euro a quattro parrocchie casalesi per il Grest estivo. Peccato che esistano anche i proposte laiche di grest e centri esitavi che non sono state prese in considerazione. Il problema di fondo è che il sindaco e la sua giunta devono rendersi conto che per l’esercizio delle loro funzioni amministrative vengono pagati coi proventi delle tasse versate da tutti, anche dalle persone che non li hanno votati e non la pensano come loro. Dovrebbero sforzarsi, anche se non dovrebbe trattarsi di uno sforzo, di governare secondo le sensibilità di tutti, non solo secondo quelle di chi li ha votati, altrimenti si assumono la responsabilità di spaccare in due il paese, con i rischi che ne derivano”.
Simone Arrighi
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