Drammatica testimonianza
di padre Bongiovanni:
“Se serve pronto a morire”
Nella foto un momento della celebrazione (foto e testo dal sito della Diocesi di Cremona)
CREMONA – C’è una missione da compiere in terre lontane, in quelle periferie del mondo che nessuno vuole frequentare e c’è una missione da svolgere nelle strade della propria vita quotidiana, fra quelle «periferie esistenziali» che conducono l’uomo alla marginalità e alla disperazione.
Si è giocato su questi due aspetti la veglia di preghiera in preparazione alla Giornata missionaria mondiale che il vescovo Lafranconi ha presieduto sabato 18 ottobre in Cattedrale. Oltre al presule ha preso la parola, per una testimonianza, padre Matteo Rebecchi, da 15 anni in Indonesia. Fino al 2006 il suo impegno pastorale è stato nelle isole Mentawai, a Sumatra Occidentale; quindi il trasferimento a Jakarta, dove ora è impegnato in una casa di formazione per i saveriani indonesiani e nel dialogo interreligioso.
Drammatica la testimonianza di padre Vittorio Bongiovanni – letta dalla cognata -: il religioso bozzolese insieme a padre Brioni e altri 29 confratelli saveriani si trova in Sierra Leone dove si sta espandendo in maniera preoccupante il virus dell’Ebola. Il missionario ha riferito al telefono di non essersi mai trovato con le mani legate come in questo periodo. “Non posso uscire, in bicicletta, non possiamo spostarci neppure a piedi” ha riferito padre Vittorio alla cognata “e tutte le attività pastorali sono fermi, così come chiuse sono le scuole. A causa di questo, non possiamo andare nei campi, comprare, lavorare o vendere quanto prodotto nella nostra missione, per non contaminarci. Siamo nella fame, non c’è più nulla, né cibo, né acqua, né le cose essenziali. Manca tutto, ma io resterò fino alla fine, mi metto in gioco completamento con il mio popolo, proprio ora che ha bisogno della mia vicinanza. Se il Signore vuole che io contragga l’ebola, io sono nelle Sue mani, sono pronto a partire con Lui, ci vedremo in Paradiso. Pregate, pregate tanto per me e per il mio popolo. Grazie di tutto cuore per quello che avete fatto per me e per la mia povera gente”. La veglia è stata animata con il canto dalle corali di Cingia de’ Botti e Motta Baluffi dirette da Filippo Marsella e accompagnate all’organo da Pier Paolo Vigolini.
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