Ebola fa paura: e ora
è arrivato nel distretto
di Padre Bongiovanni
Dal sito della Diocesi di Cremona
SIERRA LEONE/BOZZOLO – L’Ebola ha colpito anche nel distretto di Koinadugu, in Sierra Leone, dove opera il missionario saveriano padre Vittorio Bongiovanni, originario di Bozzolo. La notizia è di poche ore fa: martedì 14 ottobre registrati i primi due decessi. «Abbiamo l’Ebola in casa – conferma padre Bongiovanni –. La notizia si è sparsa rapidamente. Mi ha fermato Pa’ Alie: “Padre qui bisogna aumentare il nostro pregare”. Ed io gli ho aggiunto: “Bisogna aumentare anche la nostra prudenza…” Non avrei mai immaginato che una malattia, l’Ebola, potesse distruggere la vita quotidiana di moltissime persone».
Pesanti le conseguenze: scuole e miniere chiuse, divieto di contatti umani (proibito scambiarsi a Messa il segno di pace), obbligo di lavarsi continuamente le mani (prima di entrare in chiesa con acqua clorinata). E ancora: vietati tutti gli assembramenti di persone (annullate tutte le competizioni sportive, le danze di villaggio, i mercati…), fermato il traffico e parcheggiate auto e moto. Inoltre vi è l’obbligo di portare tutti i forestieri al capo villaggio: potrebbe trattarsi, infatti, di persone scappate da situazioni di Ebola, portatori della malattia.
«Il Presidente della Sierra Leone – racconta padre Bongiovanni – ha dichiarato che siamo in uno stato di emergenza e queste sono un po’ di norme imposte a tutti i cittadini. E ancora il Presidente ha invitato tutti i credenti, cristiani e Musulmani, a pregare perché il Signore intervenga a fermare la diffusione di questa peste».
Mentre arrivano notizie terrificanti di come fanatici musulmani trattano i cristiani nel nord della Siria, in Sierra Leone, e in particolare nel distretto di Koinadugu, il missionario bozzolese ha tutta un’altra esperienza. «La settimana scorsa – ricorda – nella cittadina di Kabala si sono riuniti i leader dei cristiani e quelli dei musulmani. Eravamo nel salone del distretto circa 70 persone: pastori protestanti, e imam musulmani. Io rappresentavo la Chiesa Cattolica: mi hanno chiesto di pregare a nome dei cristiani. Poi ha pregato un capo musulmano. Abbiamo espresso gli stessi sentimenti: “Siamo tutti figli dello stesso Padre: amandoci tra di noi facciamo contento il nostro Padre comune». «I “miei musulmani” sono contro la violenza – afferma il missionario saveriano –: è ripugnante anche per loro quanto sta succedendo nel nord della Siria».
Nel distretto di Koinadugu sono arrivati dei missionari Musulmani giunti dal Pakistan: due di loro sono andati a predicare nel villaggio di Nyawulia. «C’era tutto il villaggio ad ascoltarli – ricorda padre Bongiovanni – perché era una novità. Mi hanno riferito che sapevano parlare bene. Però è successo che alla fine del loro incontro il capo villaggio di Nyawulia, un musulmano, ha chiesto loro quale sia l’insegnamento dei musulmani circa la violenza contro i cristiani. Hanno risposto che la violenza contro i pagani (cioè i non musulmani) è giustificata perché significa liberare il mondo da gente peccatrice. Non l’avessero mai detto: tutto il villaggio – cristiani e musulmani – hanno cominciato a gridare contro di loro e li hanno spediti via in fretta e furia».
«Due volte alla settimana – afferma ancora padre Bongiovanni – ci troviamo con le autorità in un incontro aperto a tutti per pianificare una strategia comune per fermare il diffondersi dell’Ebola. È difficile. Ci siamo isolate dal resto della Sierra Leone. Nessuno può venire nel nostro distretto e se uno esce del distretto non può più ritornare. Ma siamo in una zona di foreste e colline. È facilissimo evitare le strade. E quando c’è il panico non si ragiona più, non si pensa più al bene comune, agli interessi dell’altro».
«È vero – conclude padre Bongiovanni – siamo isolati dalla gente, ma non dal Signore. Lui è con noi. La paura ti fa venir la voglia di scappare, di tornare in Italia. Ma sapendo che Lui è con noi qui, allora rimaniamo. Siamo in buona compagnia. Che se poi ci date una mano con la vostra preghiera, allora vedrete che la Sierra Leone tornerà a sorridere molto presto».
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