Tibre stradale, ma non
ferroviario: 1.3 miliardi
dallo Sblocca Italia
Nella foto uno dei convegni tenutisi a Casalmaggiore sul Tibre nel 2013
ROMA – Sì al Tibre stradale, no a quello ferroviario. Pare essere questa la scelta del decreto Sblocca Italia del Governo (numero 133 del 2014), che all’articolo 5 – Norme in materia di concessioni autostradali – indica, anche se non direttamente, proprio il Tibre, autostrada da molti attesa da 40 anni, da qualcuno invece fortemente osteggiata, come una delle grandi opere per la cui realizzazione il Governo intende impegnarsi facilitando il compito, nel caso specifico, di AutoCisa.
Considerando il lungo periodo di tempo, di almeno quattro decenni di attesa, fatto di promesse e disillusioni, usare il condizionale sul Tibre è quanto mai d’obbligo: la verità infatti è che il decreto dovrà passare, nel giro di dieci giorni, alla canonica conversione, per poi essere esaminato anche a livello europeo. Attenzione però, perché la Francia ha già avuto una proroga in tal senso e quindi anche l’Italia può sperare di ricevere lo stesso trattamento, con AutoCisa, che dalla proroga, secondo quanto riporta anche il Sole 24 Ore, potrebbe ottenere lo sblocco di 1,3 miliardi di euro, rispetto al mancato contributo pubblico per un miliardo. Ricordiamo che per il completamento dell’opera servono 1 miliardo e 832 milioni di euro e che la concessione dura, al momento, fino al 2031. In particolare il progetto del Raccordo Autostradale Autostrada della Cisa A15 Autostrada del Brennero A22 prevede la realizzazione di un corridoio autostradale da Fontevivo a Nogarole Rocca (della lunghezza complessiva di km 85 circa comprensivi dell’adeguamento di un tratto dell’Autostrada A15 a sud dell’intersezione con l’Autostrada A1. Il tracciato interessa tre regioni, quattro province e ventisette comuni. Tra questi anche molti comuni del territorio Casalasco-Viadanese, dato che nel Tibre è inserito un ampio tratto che tocca il comprensorio e che andrebbe, appunto, dalle Terre Verdiane-Fontevivo fino a Nogarole Rocca con una serie di opere accessorie che riguardano i comuni di Casalmaggiore (la famosa tangenzialina), Martignana di Po, San Giovanni in Croce, Gussola, Calvatone, Tornata e Bozzolo.
La norma all’articolo 5, in verità abbastanza criptico (la parola Tibre non viene mai nominata, ma da Roma sarebbero arrivate rassicurazioni in tal senso) dice che le concessionarie possono “proporre modifiche del rapporto concessori” entro la fine del 2014, negoziazione e firma degli atti aggiuntivi entro il 31 agosto 2015, per realizzare potenziamenti della rete sia per quelli già in concessione e sia per nuove opere da inserire, per tenere tariffe favorevoli all’utenza, “anche mediante l’unificazione di tratte interconnesse contigue”, al fine di assicurare l’equilibrio del Piano Economico e finanziario senza ulteriori oneri a carico dello Stato. Tra queste opere, dunque, rientra anche il Tibre autostradale, con la richiesta da parte di AutoCisa della suddetta proroga. Tibre mai citato direttamente, come detto, ma che rientra nell’elenco delle grandi opere che dovrebbero essere prorogate, anche perché è a tutti gli effetti una grande opera rimasta a metà, e dunque da completare. Ed è questo lo spirito ultimo dello Sblocca Italia. Tante anche le altre autostrade, con una forte prevalenza nel Nord Italia, inserite nel decreto, mentre restando su AutoCisa, si attendono novità in uno dei prossimi incontri del Cda, dove è inserito anche il casalese (ex sindaco) Massimo Araldi.
Una scelta che ha già fatto infuriare i comitati contrari alle autostrade – specie alla luce del mancato inserimento del Tibre ferroviaria in favore di un “fiume d’asfalto” – che non a caso mercoledì e giovedì manifesteranno a Roma, con il Casalasco presente in buon numero, in attesa di capire se dall’attuale e obbligatorio condizionale si passerà davvero alla pratica. Va detto comunque che, in caso di conferma, non mancherebbero neppure i sorrisi, specie da parte di chi, da 40 anni esatti, attende questa grande opera. Del Tibre, infatti, si parla dal luglio 1974, quando AutoCisa ottenne dal Ministero dei Lavori Pubblici la concessione alla costruzione e gestione del collegamento AutoCisa-Brennero. Da allora la grande autostrada è rimasta però una grande incompiuta.
Giovanni Gardani
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