Cala il sipario sulla prima
biennale Casalmaggiore
Contemporanea
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Foto e testo Sportfoglio
CASALMAGGIORE – Mani, due palmi, dieci dita ed un infinità di piccole crepe. Ma anche un innegabile talento. Quello rigoroso, frutto d’un’infinita passione e d’un approfondito studio di Riccardo Ronda, estroso pianista e quello più ‘bohemienne’, difficilmente riconducibile in schemi razionali ma ugualmente straordinario di Giuseppe Boles, istrionico protagonista dello spettacolo ‘Oltre’, una piccola storia grondante di vita, di sogni e di immaginazione. Mani, parole, musica e pensieri che chiudono la prima biennale, Casalmaggiore Contemporanea, Brunivo Buttarelli and friends che ha raccolto il favore del pubblico ed ha visto nella terza città della provincia cremonese la presenza di artisti giunti da ogni parte del mondo, presenze forti, grazie alle loro opere e alla loro testimonianza. Mani, due palmi, dieci dita ed un’infinità di piccole crepe. Come quelle di Brunivo Buttarelli, che alla materia dà forma perpetrando la sua ricerca che parte dalla paleoantropologia per giungere sino all’anima. E’ lui il vero mattatore da cui tutto ha preso forma e sostanza, la goccia d’acqua salata da cui questa esperienza ha avuto vita. Ma son tante le persone che sono cresciute, hanno imparato e sono state parte di tutto questo. Dagli amici di Casalmaggiore, colonna portante di tutte le iniziative al costante e puntiglioso lavoro della dottoressa Valeria Gatta, che ha saputo coordinare il tutto con innegabile bravura, da Gerardo Pisano, che per primo riuscì a dare animo ad una folle idea all’amministrazione casalese che quella idea ha sposato mettendo a disposizione personale e sedi espositive, ad Andrea Acquaroni che ha messo in piedi ‘Suoni’, evento collaterale ma dall’indubbio fascino. Sino ad arrivare ai volontari, tante giovani anime che per un mese hanno tenuto aperto, spiegato, illustrato le opere sposando la biennale. Giovani che sono andati oltre, ben al di là di quei ’39 passi’ limite entro il quale la realtà resta rinchiusa nel grigio della quotidianità. Mani, come quelle di Luisella e Chiara, altre anime belle di questa biennale che hanno duramente lavorato in penombra ma il cui apporto è stato fondamentale. La biennale chiude i battenti, ma si rilancia perché tra due anni, fatte le opportune considerazioni su ciò che andrà modificato, tolto ed aggiunto o solo migliorato, si ripeterà. E magari s’aggiungeranno altre mani, altri palmi, altre dita, altre infinite rughe ed altra genialità. Perché, se l’artista è un genio lo è pure lo spettatore che interpreta, s’interroga, ascolta, sogna, vive. E – spettatori e artisti – si ritroveranno con solo più esperienza di adesso. La biennale ha mostrato una strada, impervia, migliorabile ma certamente ha segnato un solco tra ciò che è stato e ciò che sarà. E tra ciò che sarà – anticipiamo – potrebbe esservi per l’anno prossimo grazie all’impegno degli amici di Casalmaggiore, la disponibilità dell’avvocato Emilio Azzini e la ritrovata vitalità degli Amici di Palazzo Te una retrospettiva su uno dei più geniali artisti che abbia mai solcato nel secolo scorso – seppur di passaggio in un tempo della sua vita, agli inizi degli anni ’70 – il nostro territorio, Gabriel Morvay. Mani, due palmi, dieci dita ed un’infinità di piccole rughe che lasciarono il segno di quel tempo e le cui tele oggi sono riconosciute di immenso valore.
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