Cronaca

Progetto in Amazzonia
con il Rotary COP
e Padre Borghesi

Nella foto il gruppo dei casalesi con alcuni ragazzi della fazenda

CASALMAGGIORE – C’è un centro di recupero rurale per ragazzi con vari tipi di problemi in Amazzonia che ha avuto la possibilità di svilupparsi grazie al contributo casalasco e del territorio Oglio Po. Proprio per verificare sul posto la situazione, un gruppo di persone si è recato in Brasile, ed è da poco rientrato. A finanziare il progetto “Excluidos” è il Rotary Club Casalmaggiore Oglio Po, e tra coloro che sono andati sul posto ci sono i due soci Luigi Borghesi, primario all’ospedale Oglio Po ed ex vice sindaco di Casalmaggiore, ed il commercialista casalese Alfio Poli.

Proprio il fratello di Luigi, il missionario saveriano padre Giuseppe Borghesi, è il tramite che ha consentito di far decollare il progetto. Padre Borghesi, nato a Sospiro ma originario di Scandolara Ravara, lasciò l’Italia nel 1970, e dopo una decina di anni tra Scozia ed Irlanda, raggiunse nel ’79 l’Amazzonia, dove è sempre rimasto pur cambiando sede. Lasciata Tucumã, ora è a São Felix do Xingu. Proprio a Tucumã ha sede una delle tante “fazenda da esperanza”, vale a dire quei centri che ospitano gli “esclusi” di ogni tipo. Le fazende sono ormai decine in Brasile, e come ha riferito padre Borghesi nelle sue ultime visite in Italia (un anno e mezzo fa, e prima giunse nel 2009), ottengono ottimi risultati, tra cui la riabilitazione di circa l’80% delle persone che ospitano. Il progetto si sviluppa attorno a tre grandi pilastri: lavoro, convivenza sociale e spiritualità. Qualche anno fa l’idea di realizzare un centro a Tucumã, dove allora operava il saveriano: il terreno c’era, servivano gli attrezzi per l’attività agricola, affinché il lavoro prodotto dagli ospiti potesse finanziare l’attività.

Sono tanti purtroppo gli esclusi laggiù, in una terra ricchissima di risorse naturali: ferro, nichel, oro e rame in grandi quantità ma proprietà di pochi per gli interessi di società multinazionali che come noto non agiscono propriamente per il bene della comunità locale e la salvaguardia del territorio. Per finanziare il progetto il Rotary club ha prodotto alcuni anni fa un volume di ricette locali intitolato “Ci piace organizzare cene”, con contributi dei 63 sodalizi del Distretto.

E’ Luigi Borghesi che ci racconta il viaggio in Brasile: «Siamo partiti il 7 agosto, e rientrati in Italia il 24. Dopo brevi tappe a Rio e Salvador de Bahia, abbiamo raggiunto la zona nella quale si svolge il nostro service che si trova nella regione del Parà. Il 12 agosto siamo atterrati a Marabà, dove ci attendevano due auto Toyota, una delle quali acquistata dal nostro club e destinata alla parrocchia. Solo il 15 agosto abbiamo potuto raggiungere la fazenda a Tucumã, e lì siamo stati accolti dai rotariani dell club di Xinguara (nostro partner nel progetto), una cittadina vicina. Costoro hanno partecipato con noi alla visita della fazenda: abbiamo incontrato una decina di ragazzi lì ospitati e abbiamo potuto apprezzare i mezzi che abbiamo potuto donare al centro. Si tratta di un pullmino, di un trattore per lavorare la terra e arredi vari per la struttura, come letti, cucina e altro. Lì ci è stato offerto il pranzo».

Un confronto che ha permesso a voi di verificare sul campo l’andamento del service, e a loro di potervi ringraziare e mostrarvi i progressi. «Sì, va detto che il progetto è ancora nella fase iniziale. Fino ad ora quei ragazzi hanno potuto svolgere dei piccoli lavori, come produrre ortaggi che vendono ad un supermercato locale, ma ora potranno aprire una piantagione che sarà di cacao o di caffé e realizzare allevamenti di polli e di maiali, il che consentirà loro di rendersi autonomi economicamente». Inoltre una garanzia che il progetto proseguirà e verrà seguito sul posto: «Al ritorno siamo stati ospiti del Rotary club di Xinguara che ci ha mostrato vari progetti solidali da loro attuati per la raccolta di fondi, e ci hanno assicurato che si impegneranno costantemente anche per la fazenda».

Dopo un’ultima tappa nella capitale Brasilia, la piccola spedizione ha potuto fare rientro in patria, e nei prossimi giorni riferirà la situazione ai soci. Quella zona del Parà è purtroppo frutto di continue speculazioni. Nell’ultima visita italiana Padre Borghesi parlò della volontà del suo Vescovo di opporsi alla realizzazione della grande diga di Belo Monte (sarà la terza diga idroelettrica più grande al mondo), che però è di fatto quasi ultimata: è molto lontana da Tucumã (circa 1000 km) ma sempre sul fiume Xingu, quindi vi allungherà i suoi effetti. Tra questi un lago che si formerà vicino ad Altamira e che sommergerà quasi un terzo del suo abitato. Quel Vescovo non a caso è tra le molte persone inserite nella “lista della morte”: gli è capitato di celebrare le Santa Messa indossando il giubbotto antiproiettile, tra le varie cose per voler scoprire l’identità degli assassini di una suora, ed è un grande difensore degli indigeni, i principali danneggiati dalla nuova diga e dalle speculazioni. «La diga è solo uno dei problemi di quella terra – afferma Luigi Borghesi -: abbiamo potuto verificare la distruzione graduale della foresta, già annientata in gran parte. Viene bruciata giorno dopo giorno per poter utilizzare poi il terreno per il pascolo delle mandrie».

Vanni Raineri

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