Mare Nostrum, nuova
richiesta agli albergatori
casalaschi: convenzione
CASALMAGGIORE – Torna alla ribalta il problema dei profughi in arrivo a Lampedusa e nei centri portuali italiani dall’Africa, una tratta tristemente nota per il gran numero di morti che provoca e per la disperazione insita nella scelta stessa dei migranti di rischiare la vita sperando in un futuro migliore. Anche a Casalmaggiore e nel Casalasco il fenomeno ritorna d’attualità, dato che la Prefettura nella giornata di giovedì ha contattato con una missiva i vari alberghi o strutture ricettive della zona per chiedere ancora una volta la disponibilità all’accoglienza. Un tentativo del genere era già stato fatto lo scorso aprile, quando sia il comune con l’allora sindaco Claudio Silla, sia i vari alberghi contattati negarono la loro disponibilità.
Stavolta la mail arrivata dalla Prefettura, collegata all’operazione Mare Nostrum che tanto sta facendo discutere la politica e l’opinione pubblica italiana, sembra avere toni, per così dire, più accalorati. Di fatto si chiede “un ulteriore sforzo, un ulteriore sacrificio” per individuare tutti i siti alloggiativi idonei. Il flusso dei migranti infatti, viene precisato, è aumentato e ora gli sbarchi sono di fatto giornalieri. “La disponibilità degli enti che fino a ora hanno permesso di utilizzare le proprie strutture ricettive” spiega la Prefettura riferendosi alla Caritas e ai centri di prima accoglienza “è quasi venuta meno: i posti sono quasi del tutto terminati”. “Bisogna quindi, compiere un ulteriore sacrificio” prosegue così la missiva della Prefettura di Cremona “e, pur comprendendo le difficoltà del momento – facendo appello al comune senso di accoglienza e responsabilità – si rende più che mai opportuno reperire strutture di accoglienza dato che, a breve, occorrerà gestire quotidianamente nuove ondate di arrivi. Solo in questo modo si potrà individuare una strategia condivisa per una corretta presenza dei migranti nel nostro territorio”.
Non è tutto: nell’allegata convenzione emergono alcuni dettagli abbastanza interessanti su ciò che viene richiesto agli albergatori e sui servizi che vanno forniti: oltre alla registrazione degli ospiti con report giornaliero da inviare alla Prefettura, si chiede un servizio di lavanderia e di assistenza generica alla persona, un servizio di pulizia giornaliera dei locali e degli arredi, un servizio di somministrazione di prima colazione, pranzo e cena “con massima cura nel proporre menù non in contrasto con i principi e le abitudini alimentari degli ospiti”. Per la forniture di beni si richiedono i cosiddetti “effetti letterecci” per poter dormire o riposare, i prodotti per l’igiene personale e il minimo di vestiario, l’erogazione di una tessera telefonica del valore di 15 euro (solo all’ingresso degli ospiti nella struttura) e il famoso “pocket money”, che prevede 2.50 euro al giorno a testa fino a un massimo di 7.50 euro al giorno per nucleo famigliare. L’erogazione di quest’ultimo deve avvenire, si precisa nella convenzione, sotto forma di “buoni” o carte prepagate. Infine viene richiesto un servizio di assistenza linguistica e culturale e anche di informazione sulla normativa concernente l’immigrazione e i diritti e doveri e condizione dello straniero. Gli effetti della sottoscrizione, per chi decidesse di firmarla anche tra gli albergatori e gli operatori turistici, valgono fino a dicembre 2014.
Va aggiunto che nella parte finale della convenzione si parla chiaramente della necessità che l’albergatore fornisca i dati bancari, anche se non viene precisato in modo chiaro l’ammontare del rimborso. In realtà all’interno della convenzione viene lasciato lo spazio per una trattativa tra l’albergatore eventualmente interessato all’iniziativa e lo Stato, per tramite della Prefettura. Di fatto l’albergatore indica quante persone può ospitare e quale cifra richiede per ciascuna a livello giornaliero. La Prefettura stabilisce in seconda battuta se la richiesta è congrua e, tramite lo Stato, dà l’ok oppure annulla l’operazione.
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