Oglio Po, il Libro Bianco
accende il dibattito
sul futuro dell’ospedale
Nella foto, i relatori e il pubblico
VICOMOSCANO (CASALMAGGIORE) – Quasi due ore di dibattito, un’ora e mezza delle quali dedicate alle domande. Il primo dato, sull’incontro di presentazione del Libro Bianco sulla Sanità di Regione Lombardia presentato venerdì mattina dalle ore 12 fin quasi alle 14 presso la sala riunioni dell’ospedale Oglio Po, è cronometrico.
Già, perché il tempo speso dentro quella sala è stato riempito di quesiti, suggerimenti, preoccupazioni e rassicurazioni. Insomma, ognuno ha fatto la propria parte e il dibattito s’è mantenuto sempre acceso, confermando come il tema dell’ospedale di Vicomoscano sia da sempre sentitissimo dalla popolazione e dal personale medico e infermieristico. Carlo Malvezzi, consigliere regionale, anche per questo interesse ha voluto che uno dei tre incontri in provincia di Cremona (dopo Cremona città e Crema) fosse proprio a Casalmaggiore. “Il 4 luglio” ha attaccato lo stesso consigliere, coadiuvato al tavolo dei relatori dalla direttrice di Azienda Ospedaliera Cremona Simona Mariani “il governatore della Lombardia Roberto Maroni ha dato mandato di presentare questo documento che però è in fieri e va costruito sul territorio”.
Da qui è partita l’illustrazione delle linee guida del Libro Bianco. “Partiamo da una Sanità di eccellenza come quella lombarda, peraltro in parità di bilancio, dunque siamo già a buon punto ma qualche modifica va fatta” ha spiegato Malvezzi “per essere al passo con i tempi. I due cardini dai quali partire sono la libertà di scelta del paziente, libero di decidere cioè dove curarsi, e la parità tra le strutture pubbliche e private. Le evoluzioni in atto ci impongono di pensare oggi a cosa fare per i prossimi 15 anni e dunque è necessario pianificare, perché con l’aumento dell’età media nel 2030 avremo tre milioni di italiani over 65 e di questi un milione sarà over 80. A conferma che Regione Lombardia vuole investire nella Sanità vi è il nostro bilancio, investito in questo settore e nel socio-assistenziale per l’80%, ossia per oltre 18 miliardi di euro”.
Fare rete, dividersi i compiti e passare da una proposta generalista a una più puntuale, questi i tre tasselli del puzzle illustrato da Malvezzi. “Dal Governo sono arrivate due importanti novità” ha spiegato “ovvero lo stanziamento di 336 miliardi di lire per la Sanità a livello nazionale con un aumento del 2% dell’offerta, anche se la domanda aumenta del 5%. E i costi standard, vero traguardo in una penisola che, come noto, viaggia a marce diverse nelle varie regioni. Anche da qui parte il nostro impegno che come primo passo intende separare le funzioni”.
Vediamo allora nel dettaglio la vera rivoluzione contenuta nel Libro Bianco. Le varie Asl da aziende sanitarie locali diverrebbero agenzie sanitarie locali che, come tali, non sarebbero più soggetti erogatori di prestazioni ma punti in cui sia possibile fare programmazione. Al secondo livello vi sarebbe l’Ais, Azienda (questa sì) Integrata Salute, ovvero un punto di integrazione e di contatto tra i servizi ospedalieri e quelli territoriali. “Perché fare rete” ha spiegato Malvezzi “è anche un modo per migliorare l’efficienza e abbassare i costi. Dobbiamo superare il concetto in voga per il quale il 30% dei malati, ossia quelli cronici, assorbono il 70% del bilancio. Dev’essere organizzata una Sanità più puntuale e precisa, adatta ai bisogni di ognuno”.
L’ultimo livello riguarda gestione, trasparenza e spesa con un unico committente centrale che possa portare avanti acquisti ad ampio raggio. “Il punto più rivoluzionario” ha ammesso Malvezzi “riguarda l’Ais, che integra il polo ospedaliero con quello territoriale. Il tutto favorito da strumenti di vario tipo che possono essere implementati, come un finanziamento per budget e non più a rimborso prestazionale o anche una migliore assistenza, anche domiciliare e residenziale, alla cronicità. Dobbiamo arrivare ad una maggiore permeabilità tra territorio e presidio ospedaliero”.
Razionalizzazione dei servizi e riqualificazione del personale, in base alla suddivisione dei compiti, sono i due traguardi principali che la Regione intende conseguire. “Se l’Asl programma e pianifica sul territorio grazie anche ai comuni, l’Ais integra il servizio e fa rete e vi è un meccanismo che dall’alto controlla la trasparenza dei costi e delle operazioni, ecco che possiamo creare un circolo virtuoso” ha spiegato Malvezzi, ricordando poi l’indirizzo mail al quale è possibile scrivere per fornire proposte che possano sviluppare il Libro Bianco: librobianco@regione.lombardia.it.
Poi la tanto attesa rassicurazione. “Nessun ospedale verrà chiuso, né tagliato nei suoi servizi. Dobbiamo solo ripensare la Sanità e riorganizzarla ma senza perdere per strada pezzi. La vera risposta sarà capire come mantenere questi standard secondo modelli sanitari diversi e meno dispendiosi, come incanalare le risorse. Per l’Oglio Po abbiamo l’intensità di cura, ma le risposte possono essere anche altre, come un maggiore rapporto con i centri di alta specializzazione, come i presidi ospedalieri orientati alla cronicità e non solo alle acuzie, come l’osmosi col territorio, che è una ricchezza. Il diritto delle persone è alla cura e noi dobbiamo portare il paziente dentro a questo bisogno, accompagnandolo in tutte le fasi della sua malattia o degenza”. Da qui è partito il dibattito, che per comodità (anche se non rispetteremo l’ordine cronologico degli interventi) divideremo in tre blocchi.
POLITICA – Il primo a rompere il ghiaccio è stato il sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni, che nel suo discorso ha evidenziato come la parola chiave sia, oltre che la qualità del servizio offerto, “la prossimità, perché nessuno vuole perdere un presidio così prezioso e vicino come l’Oglio Po che serve un intero territorio”. In sala era presente anche Gianmario Magni, ex sindaco di Scandolara, oltre a Vanni Leoni, vicesindaco di Casalmaggiore e altri consiglieri o ex amministratori del comprensorio.
A intervenire è stato poi il sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio. “Siamo stati accusati di fare allarmismo, ma noi vogliamo aprire un dibattito, dunque ben vengano queste possibilità. Di fronte a queste macro-aggregazioni, il nostro territorio di confine tra Cremona e Mantova dovrebbe divenire centrale e invece spesso è la periferia. Come sindaco di Bozzolo potrei già essere contento dell’investimento dell’Azienda Ospedaliera di Mantova per 6 milioni di euro sul nostro presidio, ma mi rendo conto che siamo legati all’Oglio Po oltre che sussidiari a questo nosocomio. E’ importante che questo ragionamento possa essere ripetuto a breve coinvolgendo le due Aziende Ospedaliere e le due Asl delle province toccate dall’ospedale. Lo chiede il territorio, non il sottoscritto”.
Aldo Vincenzi, neo sindaco di Sabbioneta, ha invece ricordato “i tanti sacrifici già sostenuti dal nostro territorio: del resto l’Oglio Po nasce dalla chiusura di altri tre ospedali. Chiediamo inoltre che, come l’Anci ha già fatto, i sindaci possano avere voce in capitolo nella programmazione territoriale della Sanità”.
Federico Lena, altro consigliere regionale presente, ha poi spiegato che “non occorre preoccuparsi perché il 5% risparmiato sui 17 miliardi di euro che la Regione investe nel settore, rimangono comunque all’interno della Sanità per nuovi investimenti futuri, non vanno dispersi”. Malvezzi in tal senso ha rivelato che, se è vero che far passare la Sanità anche sotto la lente dei sindaci è molto complicato, “tutte le altre istanze sono condivisibili. Ma i primi difensori del presidio sono i cittadini, che devono sfruttare l’ospedale Oglio Po e devono sceglierlo perché è una struttura di qualità, altrimenti se i cittadini non ci credono, l’Oglio Po muore. In tal senso si fa rete, perché anche il medico di famiglia, che è colui che ha il contatto diretto col cittadino, dovrebbe consigliare – se ha davvero fiducia nell’ospedale – una visita, un intervento, un’operazione qui a Vicomoscano. L’inamovibilità e il mantenimento dello status quo non sono realistiche, io stesso posso avere dubbi sul Libro Bianco ma lavoro per migliorarlo. Il crinale del destino dell’Oglio Po passa dal rapporto con i suoi pazienti”.
L’ultimo intervento, critico, è stato di Pierluigi Pasotto, consigliere comunale di Casalmaggiore. “Le condizioni in cui si lavora all’Oglio Po non possono dipendere solo dai pazienti, ma anche dall’ambiente in cui i medici si trovano a lavorare e dagli investimenti in strutture e materiale sanitario. Bisogna tenere conto anche della storia di questa struttura, di come è nata e pianificare non dall’oggi al domani ma per dieci anni. Mi permetto di aggiungere” ha chiosato Pasotto con una nota polemica “che farei attenzione anche al settore degli accreditamenti su privati, dato che spesso e volentieri va a finire in Tribunale”. Malvezzi ha ribadito che “nessuno mette in discussione che l’Oglio Po rimarrà per acuti. Può però cambiare il modello organizzativo di queste cure, che non prescinde dalle persone e dai pazienti. La nostra pianificazione è attenta, tanto che quotidianamente ci relazioniamo con i vari direttori generali delle Aziende Ospedaliere presenti in Regione”.
MEDICI E INFERMIERI – Il primario di Cardiologia Massimo Carini è stato il primo a intervenire in rappresentanza del personale medico ospedaliero e infermieristico. “La possibilità di trattare l’acuto in una rete ben organizzata mi trova d’accordo, anche perché spesso il paziente, dopo le prime visite a causa di sintomi forti o del manifestarsi di gravi problemi, ritorna per le visite proprio nel nostro reparto, dunque ha fiducia. Se fare rete significa seguire passo passo ogni paziente in base alle sue esigenze, ben venga questa nuova riorganizzazione della Sanità regionale”.
Il primario di Medicina Giorgio Ragni, ultimo arrivato (è stato nominato tre mesi fa), ha difeso l’Oglio Po, nel quale ha trovato “competenze e professionalità di livello. D’accordo i grandi centri specializzati, ma l’Oglio Po è il primo presidio e il primo baluardo. Io vengo dall’Emilia Romagna, dove si è provato a sperimentare una vicinanza e una continuità tra ospedale e territorio. Questa è la strada giusta, ma non dobbiamo ridurre l’Oglio Po a semplice presidio ospedaliero territoriale, altrimenti commetteremmo un errore”.
In tal senso Simona Mariani ha voluto precisare che “il cambiamento di prospettiva potrebbe in realtà aggiungere qualità ai servizi, proprio in base al fatto che questi diverrebbero più mirati e garantirebbero maggiore continuità di cura e assistenza”. Il primario di Chirurgia Ernesto Laterza ha invece spiegato che, specie per il suo settore, “non si possono smontare pezzi di un presidio ospedaliero. La struttura o c’è tutta o non c’è, altrimenti il percorso del paziente non viene più sentito come completo. Siamo medici: o facciamo le cose per bene o non le facciamo, specie per le acuzie”.
Interessante anche il punto di vista di Antonino Minervino, primario di Psichiatria. “L’aver inserito il reparto di Salute mentale all’interno delle Aziende Ospedaliere è stata una fortuna unica per la Lombardia, invidiata da altre Regioni. Il rischio è che ripensare l’organizzazione delle Aziende possa farci perdere questa caratteristica. Se così non fosse, ben vengano le novità. E’ anche importante, già che siete in un clima di piccola rivoluzione, ridare dignità alla Neuropsichiatria infantile: un euro investito lì vale come cento euro investiti altrove”.
Il responsabile del personale infermieristico Alberto Silla ha invece sostenuto che “la revisione della legge 31 è comprensibile e tutto sommato può andare incontro alla volontà di una migliore assistenza del malato, e in tal senso anche incontro alle nostre esigenze. L’assistenza domiciliare nella nostra zona, ad esempio, è un problema serio, che va considerato. E’ tuttavia anche normale che vi sia preoccupazione: la Sanità è cambiata, così come i suoi tempi, sono diminuiti i posti letto perché più rapidi sono i ricoveri. Essendo un territorio di confine ci sentiamo sempre sul filo. Il vero scoglio, se l’Oglio Po dovesse diventare un presidio ospedaliero territoriale non più per acuti, sarebbe la mobilità dei pazienti”.
AMMINISTRATIVO – Due interventi hanno riguardato anche la gestione amministrativa di un eventuale nuovo assetto. “In questo momento c’è poca chiarezza” ha spiegato la dottoressa Patrizia Beretta, responsabile del personale amministrativo “. D’accordo i servizi centralizzati ma a questo punto occorrono anche miglioramenti nei servizi informatici, ad esempio. E’ difficile, a mio avviso, capire dove fare risparmi e dove le risorse vadano ottimizzate”.
Fabrizia Passerini, sempre del personale amministrativo, ha invece chiesto lumi a Malvezzi perché, al di là dei suggerimenti, “la Regione deve avere idee già abbastanza chiare. Vorrei capire quanto i nostri suggerimenti verranno tenuti in considerazione, dato che poi dovrete arrivare ad una sintesi”. Malvezzi ha ribadito che ogni suggerimento verrà ascoltato e che verranno riorganizzati il metodo e la struttura interna senza però togliere all’Oglio Po la propria caratteristica di essere presidio per acuti.
Giovanni Gardani
© RIPRODUZIONE RISERVATA