Morì sul lavoro
Condannato in secondo
grado l’imprenditore
SAN GIOVANNI IN CROCE/CASALMAGGIORE – E’ stata confermata anche in Corte d’Appello a Brescia, mercoledì, la condanna a otto mesi di reclusione (pena sospesa) che già era stata inflitta dal tribunale di Cremona in primo grado nel novembre 2013 a Candido Grosso. L’uomo è il titolare dell’impresa omonima (il ramo è quello dell’edilizia) che si trova a San Giovanni in Croce.
Il 27 novembre 2007 un artigiano di origini albanesi, Sabedin Xhepa, 42 anni, era infatti morto dopo una settimana di coma a causa di una caduta dal tetto di un’abitazione a Castelponzone (Scandolara Ravara), dall’altezza di tre metri e mezzo. Il tetto aveva ceduto all’improvviso e per questo motivo Grosso è stato condannato per omicidio colposo.
La svolta al processo era arrivata con il pm Fabio Saponara e gli avvocati che difendono gli interessi della famiglia di Xhepa, ossia Mauro Intagliata e Francesco Tazzari, entrambi di Reggio Emilia, che in primo grado riuscirono a dimostrare un rapporto di lavoro subordinato esistente tra lo stesso artigiano e l’imprenditore edile, che non aveva dotato il 42enne di tutta l’attrezzatura minima necessaria per svolgere il lavoro di muratore in totale sicurezza. La sentenza, emessa a Cremona dal gup Letizia Platè, è stata confermata anche a Brescia: è stato dunque confermata anche la provisionale di 30mila euro. Saranno invece i giudici civili a stabilire l’entità del risarcimento per i famigliari di Xhepa (la vedova, i due figli, i tre fratelli e il padre).
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