La Festa Sikh
colora il centro di
Martignana di Po

Nella foto, due immagini della festa
MARTIGNANA DI PO – Persino un blindato della Celere di Genova è arrivato a Martignana di Po per seguire il corteo dei Sikh, il popolo indiano che raduna ogni anno migliaia di persone per pregare, mangiare e ballare tutti assieme, in una colorata processione religiosa. Se c’è una festa innocua e gioiosa è proprio questa che però quest’anno ha pagato lo scotto di quelle due recenti risse, una nei pressi del tempio Sikh di Martignana di Po l’altra a Viadana, tanto da mettere in allerta le forze dell’ordine. In prefettura a Cremona c’è stato nei giorni scorsi un vertice in cui, dopo il rifiuto del nuovo sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni ad ospitare la grande manifestazione, si è deciso di autorizzare l’evento a Martignana di Po anche per la disponibilità offerta dal primo cittadino Alessandro Gozzi che naturalmente si è portato anche lui nei pressi del Parco “Caduti di Nassirya” assieme al capitano dei Carabinieri di Casalmaggiore Cristiano Spadano per assistere al gigantesco, multicolore raduno. Un afflusso mastodontico di uomini, donne e bambini per i quali la polizia locale, la Protezione civile e i Carabinieri hanno riservato capienti parcheggi. Per il cibo e le vivande non c’erano problemi in quanto l’organizzazione dell’evento non ha tralasciato nulla con cucine da campo e numerosi gazebo sotto cui venivano distribuiti a ciclo continuo il purì, piatto tipico composto da ceci e piadina, seguito da the, aranciate, coca, senza farsi mancare la macedonia speziata e il gelato crema e fior di latte. Questa festa, che normalmente si tiene a giugno è dedicata al martirio del 5° Guru ucciso per non aver accettato l’imposizione musulmana che lo voleva indurre a cambiare religione.
Oggi il Guru che i Sikh venerano non è più una persona fisica ma un libro sacro chiamato Granth Sahib. I festeggiamenti sono iniziati poco dopo le ore 15 di sabato, con una specie di picchetto d’onore con uomini vestiti di giallo e le spade sguainate a cui si sono succeduti tutti i partecipanti per porsi al cospetto del prezioso volume adagiato sul cassone di un carro. Poi, sotto un sole che spaccava le pietre, il migliaio e oltre di indiani si sono incamminati a piedi dietro al carro che ha fatto il giro del paese con le donne che pulivano la strada purificando il suolo su cui la processione andava incamminandosi. Ogni partecipante portava con sé i cinque simboli religiosi: kesh (capelli), karha (braccialetto di ferro), kanga (pettine), kashera (una particolare veste intima), kirpan (pugnale). Quest’ultimo, essendo un oggetto divino, hanno assicurato, non verrebbe mai usato per colpire qualcuno. E questa assicurazione ha ovviamente fatto rilassare ancor di più le forze dell’ordine che seguivano la variopinta e affollatissima processione.
Rosario Pisani
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