Leucemia non
riconosciuta: piena
assoluzione per medici
Tutti assolti con formula piena i quattro medici di Casalmaggiore accusati di lesioni personali colpose per non aver diagnosticato una leucemia acuta a Vincenzo Funaro, 39 anni, napoletano residente a Casalmaggiore, parte civile attraverso l’avvocato Maria Teresa Cavalca. Il giudice Francesco Sora ha anche disposto la compensazione delle spese tra imputati, parte civile e responsabili civili.
Prima che fosse pronunciata la sentenza è stato sentito il perito del giudice, il dottor Marco Zecca, del Policlinico San Matteo di Pavia, che ha detto che “il ritardo non ha provocato un aggravamento della prognosi ed alcun danno”. “Per fortuna l’evoluzione”, ha aggiunto, “è stata molto lenta e non si sono ridotte le possibilità di cura”.
Dunque, nessuna responsabilità per il medico di base Luigia Faita, di Casalmaggiore, assistita dagli avvocati Piergiuseppe Storti e Maria Delmiglio, e i medici dell’ospedale Oglio Po Mimo Mantovani, nato a Borgoforte e residente a Bozzolo, difeso dall’avvocato Gian Pietro Gennari, Pierluigi Bettinelli, di Rivarolo Mantovano, assistito dagli avvocati Valeria Bartoli e Agostino Magnani, e Federico Casanova, di Parma, difeso dall’avvocato Mario L’Insalata.
Per gli imputati, anche il pm onorario Silvia Manfredi ha chiesto l’assoluzione “perché il fatto non costituisce reato”.
Per l’avvocato Gennari, “lapidarie le conclusioni del dottor Zecca” – il perito si è detto concorde con le conclusioni presentate dall’ematologo Alessandro Inzoli e dal medico legale Lorenza Milani (consulenti nominati dagli avvocati Storti e Delmiglio per la dottoressa Faita) – “nel dire che non ci sono responsabilità dei medici”. “Il ritardo della diagnosi è stato non di un mese”, ha continuato Gennari, “ma di una settimana, cosa che non ha comportato perdita di chance in ordine alla possibilità di guarigione del paziente. Non c’è nesso tra la condotta e l’evento”.
L’avvocato L’Insalata si è soffermato in particolar modo sulla testimonianza di Funaro, dal quale, per il legale, “traspariva un certo astio nei confronti dei medici, quasi avesse voluto addebitare a loro il fatto di essersi ammalato. Ha avuto la leucemia, certo, e sicuramente bene non è stato, ma il fatto di essersi ammalato non è stato colpa dei medici”. “Funaro”, ha continuato L’Insalata, che non ha mancato di sottolineare la querela sporta dalla stessa parte civile nei confronti di una delle infermiere proprio in seguito alla testimonianza resa da quest’ultima a processo, “era uno che andava in ospedale un giorno sì e uno no, aveva continui ricoveri, a volte forse inutili. Qualcuno alla fine lo ha trattato come va trattata una persona che tutti i giorni va al pronto soccorso. Senza dimenticare, però, che a Funaro sono stati prescritti gli esami importanti che andavano fatti”.
Diverso il parere dell’avvocato di parte civile Cavalca, secondo la quale “il paziente era andato al pronto soccorso solo otto volte”. “Purtroppo”, ha detto il legale commentando la sentenza di assoluzione, “uno deve morire per avere giustizia”.
La motivazione della sentenza sarà depositata entro 90 giorni.
Sara Pizzorni
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