Dall’Emilia al viadanese:
maxi operazione
contro le ‘ndrine
VIADANA – E’ partito tutto da Reggio Emilia, dall’ex presidente della Camera di Commercio Enrico Bini che ha denunciato il tentativo di conquista del mercato da parte della ‘ndrangheta. Reggio Emilia, Modena, Bologna, ma anche Mantova e il viadanese come feudi da conquistare: questo l’intento della criminalità organizzata che nella mattinata di mercoledì ha subito un duro colpo per mano dei carabinieri dei tre capoluoghi emiliani coadiuvati dai colleghi di Crotone.
Gli uomini dell’Arma, su ordine del Gip di Bologna Letizio Magliaro, hanno eseguito 13 ordinanze di custodia cautelare e sequestri preventivi pari a un valore di 13 milioni di euro. Perquisizioni e sequestri sono avvenuti anche a nel viadanese, nel contesto di un blitz dei Carabinieri che si è concluso con sette indagati in cella e sei agli arresti domiciliari, con le accuse di intestazione fittizia e utilizzo di beni di provenienza illecita. L’indagine è stata condotta dal pm della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, Marco Mescolini, mentre per il Procuratore capo della città felsinea, Roberto Alfonso, si tratta solo dell’ultimo segnale della penetrazione mafiosa nel territorio a cavallo tra Emilia Romagna e Lombardia.
Gli arrestati sono tutti ritenuti legati alle cosche Arena e Nicoscia di Isola Capo Rizzuto ed agivano come una ‘piovra’ tra le province di Bologna, Reggio Emilia, Modena e Mantova. Una trentina le perquisizioni effettuate, anche nel viadanese, dai 250 uomini dell’Arma impegnati nel blitz con unità cinofile ed elicotteri.
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