Cronaca

Il pomodoro casalasco
diventa high-tech
e si coltiva coi droni

RIVAROLO DEL RE – “Pomì in quota”. No, nessun riferimento al volley, anche se di questi tempi il team di Casalmaggiore vola e si è guadagnato, proprio domenica scorsa, il pass per i prossimi playoff di A1, risultato storico per una matricola della categoria regina della pallavolo femminile italiana. “Pomì in quota” è il nome di un progetto legato alla terra e al volo. In pratica, il Consorzio Casalasco del Pomodoro in collaborazione con il Consorzio Interregionale Ortofrutticoli (Cio) ha elaborato un particolare tipo di monitoraggio delle colture delle province di Parma, Piacenza e Cremona avvalendosi di droni, ovvero di dispositivi ad elica telecomandati capaci di sorvoli sino ad altezze di 150 metri.

“La ricerca – spiegano dal Consorzio Casalasco del Pomodoro – consente ai produttori e agli agronomi di Pomì di monitorare la coltura attraverso una rilevazione aerea, per migliorare l’efficienza e la sostenibilità ambientale del proprio lavoro”. “Su questi droni, già utilizzati con ottimi risultati nelle coltivazioni arboree come frutteti e vigneti, sono installate speciali fotocamere che consentono ai produttori e agli agronomi di monitorare gli appezzamenti attraverso rilevazioni aeree che evidenziano le disomogeneità del suolo in termini di sviluppo vegetativo delle colture, di dotazioni idriche e nutritive”. Sulla base dell’interpretazione delle istantanee catturate dai dispositivi aerei a diverse lunghezza d’onda, “si ottengono mappe di prescrizione sia idriche sia nutritive dell’appezzamento”. Cosa significa è presto detto: “attraverso questo innovativo monitoraggio aereo è possibile ottenere precise indicazioni sulle quantità di acqua e di sostanze nutritive da distribuire consentendo un utilizzo ancora più intelligente di tali preziose risorse”. Le macchine operatrici (irrigatori e spandiconcime) sono dotate di tecnologia Gps e attraverso centraline elettroniche adibite al controllo l’irrigazione, “le mappe di prescrizione consentono di ripartire in ogni area dell’appezzamento la corretta quantità di acqua e di sostanze nutritive per un equilibrato sviluppo vegetativo della coltura migliorando le caratteristiche qualitative del raccolto, preservando l’ambiente da inutili eccessi, limitando al contempo anche i costi superflui”.

“Il nostro obiettivo, insieme a Cio, – spiega Costantino Vaia, Direttore Generale del Consorzio Casalasco del Pomodoro e Amministratore delegato di CIO – è quello di rendere la coltivazione del pomodoro sempre più sostenibile. Se i risultati di questa prima fase del progetto confermeranno le nostre aspettative, nei prossimi anni prevediamo di applicare ‘Pomì in Quota’, insieme alle tecnologie d’avanguardia già in uso in agricoltura di precisione e sviluppata, nella maggior parte delle aziende agricole associate fino a coprire interamente il nostro territorio di competenza”. Di questo e di altri progetti che riguardano la sostenibilità ambientale si discuterà al Congresso Mondiale del Pomodoro, in programma a giugno a Sirmione, sul lago di Garda.

Simone Arrighi

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