Cronaca

Il panama, la jaguar,
ciclismo: il giorno dopo
Cicognara piange ancora

Nella foto Alfredo Boldrini

CICOGNARA (VIADANA) – “Gli metteremo nella bara un accessorio che sua moglie gli aveva appena regalato. Una cravatta blu con tanti disegnini che raffigurano stilizzati le scope e i pennelli”. Un riferimento più che mai doveroso ad Alfredo Boldrini, per un esistenza passata in quel settore che gli ha dato fama, successo e notorietà. La confidenza è del genero Michele Calavalle, che di Boldrini ha sposato la figlia Katiuscia, mettendo al mondo due validissime ragazze, Eleonora e Clio che adesso sono parte integrante della azienda. “Non ricordo tutte le varie onorificenze che gli sono state attribuite nel tempo prima di essere nominato cavaliere e poi commendatore” continua Calavalle che cita poi un episodio curioso, quando una staffetta di militari in motocicletta venne a Cicognara per consegnare direttamente al suocero un attestato del Presidente della Repubblica per i meriti nel campo lavorativo.

In effetti Alfredo Boldrini con la sua caparbietà, col suo intuito e con le sue capacità è stato il precursore di tutta una serie di fortunate attività che poi si sono espanse in tutta Cicognara, coinvolgendo un gran numero di imprenditori nella vendita di scope e pennelli. “Questa via adesso piena di ville una volta si chiamava la strada delle cambiali, perché ognuno era partito impegnandosi personalmente dato che ancora non era in uso allora i mutui delle banche” spiega il genero citando ancora il coraggio e la lungimiranza del grande imprenditore che ha fatto scuola nei confronti di tutti quelli che lo hanno poi imitato.

Grande appassionato di ciclismo, Boldrini aveva sostenuto fino a pochi anni fa un gruppo ciclistico che gareggiava col suo marchio. Ma Boldrini era stato anche azionista dell’Fc Internazionale e per questo leggeva spesso La Gazzetta dello Sport e si teneva informato, grazie anche agli occhi delle figlie, dato che negli ultimi anni l’uomo era ipovedente a causa dei problemi legati all’età.

Uomo buono e generoso vestiva sempre di bianco d’estate, con un panama sulla testa che gli dava un tocco di distinzione. Un abbigliamento che era diventato una specie di divisa perché la indossavano anche i vari Rosa, Ardenghi, Cerati, tutti personaggi noti nel settore. Con quel panama sul capo Boldrini si vedeva anche a Casalmaggiore dove veniva settimanalmente da Otello, il barbiere di fiducia, davanti al cui negozio arrivava con la sua auto preferita, una Jaguar color bianco latte che ha sempre prediletto oltre ogni altra marca.

Rosario Pisani

IL RICORDO DEL CICLISMO AMATORIALE – In lutto anche il mondo del ciclismo amatoriale, in particolare quello dell’Udace (oggi Acsi) a seguito della scomparsa del cavalier commendatore Alfredo Boldrini. Il fondatore della Pennelli Cinghiale per oltre trent’anni ha vestito i panni del patron per la compagine del Gs Pennelli Cinghiale Conad di Cicognara. “Con lui se ne va – sottolinea il presidente del team viadanese, Bruno Sogliani – non solo un grande e lungimirante imprenditore, ma pure un grande appassionato ed esperto di ciclismo. Con lui abbiamo condiviso stagioni agonistiche esaltanti; il suo stile e la sua classe ci fornivano gli stimoli per cogliere i risultati più prestigiosi. Basti pensare che con lui i nostri atleti hanno vestito più volte la maglia di campioni italiani su strada sia nella veste di singoli e sia in quella di squadra. Un anno, addirittura si sono poste in bacheca qualcosa come 450 vittorie; in più siamo, forse, stata l’unica società amatoriale che ha permesso ad un suo atleta di approdare al professionismo; mi riferisco ad un personaggio come Fertonani che dopo aver gareggiato con noi per una stagione l’anno successivo ha compiuto il salto nella massima categoria. In definitiva, grazie al sostegno garantitoci dal patron Alfredo Boldrini, tra gli addetti ai lavori eravamo considerati al pari di formazioni professionistiche come la Mapei. Siamo fortemente rammaricati per la sua scomparsa e ci sentiamo, quindi, molto vicini – dal sottoscritto, ai miei cari, ai dirigenti e agli atleti – ai suoi famigliari”.

Paolo Biondo

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