Cronaca

La tragedia dell’Oria
e Ginetto Boni da Spineda
Per non dimenticare…

Nella foto il monumento ai Caduti dell’Oria e Ginetto Boni

SPINEDA – E’ una delle peggiori tragedie della storia militare italiana, eppure non se ne sente quasi mai parlare: una pagina forse dimenticata, che torna però in auge nel 70esimo anniversario, che cade proprio nel 2014.

Parliamo della tragedia del piroscafo Oria, che il 12 febbraio 1944 affondò portando con sé oltre 4mila prigioneri italiani. Una tragedia che parla anche casalasco, perché tra i naufraghi vi era anche Ginetto Boni da Spineda. Come si legge sul sito dedicato alla commemorazione di quel drammatico evento, “la nave di 2000 tonnellate, varata nel 1920, requisita dai tedeschi, salpò l’11 febbraio 1944 da Rodi alle 17,40 per il Pireo. A bordo più di 4000 prigionieri italiani che si erano rifiutati di aderire al nazismo o alla RSI dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, 90 tedeschi di guardia o di passaggio e l’equipaggio norvegese. L’indomani, 12 febbraio, colto da una tempesta, il piroscafo affondò presso Capo Sounion, a 25 miglia dalla destinazione finale, dopo essersi incagliato nei bassi fondali prospicienti l’isola di Patroklos. I soccorsi, ostacolati dalle pessime condizioni meteo, consentirono di salvare solo 37 italiani, 6 tedeschi, un greco, 5 uomini dell’equipaggio, incluso il comandante Bearne Rasmussen e il primo ufficiale di macchina”.

“L’Oria era stipata all’inverosimile” prosegue la narrazione “e aveva anche un carico di bidoni di olio minerale e gomme da camion oltre ai nostri soldati che dovevano essere trasferiti come forza lavoro nei lager del Terzo Reich. Su quella carretta del mare, che all’inizio della guerra faceva rotta col Nord Africa, gli italiani in divisa che dissero no a Hitler e Mussolini vennero trattati peggio degli ignavi danteschi nella palude dello Stige: non erano prigionieri di guerra, di conseguenza senza i benefici della Convenzione di Ginevra e dell’assistenza della Croce Rossa. Allo stesso tempo, poi, il loro sacrificio fu ignorato per decenni anche in patria”.

Nato il 27 giugno 1923, all’età di soli 21 anni, Ginetto Boni fa parte dei 181 soldati identificati (pochissimi, tenendo conto che la nave ne trasportava oltre 4mila) che persero la vita a bordo dell’Oria. Arrivava da Spineda e proprio in occasione della ricorrenza dei 70 anni Paolo Panni, a nome del gruppo “Vita in Campagna”, lancia un invito all’amministrazione del comune casalasco, per chiedere che, nella sua terra, Ginetto sia adeguatamente ricordato, con l’intitolazione di una via o di una sala. “Sarebbe l’occasione” spiega Panni “per ricordare una persona che ha comunque scritto una pagina di storia del Casalasco, ma anche per fare memoria di una delle più grandi sciagure di tutti i tempi”.

redazione@oglioponews.it

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...