Il lato poetico
di Giuseppe Boles
E’ uscito “Impronte”
Nella foto Giuseppe Boles “mascherato” dal suo nuovo libro
CASALMAGGIORE – Aveva spedito una poesia così per gioco, ad un concorso nazionale organizzato dalla casa editrice romana “Pagine”. Quasi non se ne ricordava più quando, dopo nove mesi, la stessa casa editrice lo ha contattato per comunicargli che era stato scelto.
Così Giuseppe Boles, lo scrittore casalese più volte visto anche sul set di spettacoli o mostre fotografiche, ha potuto lasciare la propria impronta (“Impronte” è appunto il titolo del volume di 95 pagine) in una raccolta di poesie. Nove mesi, quasi un parto, verrebbe da dire. “Non ci pensavo più ma poi è arrivata la chiamata” spiega Boles “e mi fa piacere poter pubblicare alcune poesie, perché questa era anche la passione di mio padre Pierandrea, che però scriveva prevalentemente in dialetto”.
Il volume “Impronte” contiene in tutto i lavori di tredici poeti, per lo più poco conosciuti al grande pubblico, provenienti da tutta Italia, selezionati al termine di un concorso on line. Boles partecipa all’iniziativa con sei poesie in tutto. “Sono a strofa libera, come tutte le altre che scrivo. Cerco di spaziare, di non fermarmi solo alla nebbia e al Po. Se una critica mi sento di fare agli artisti del Casalasco è proprio questa: perché non guardare oltre il paesaggio e tutto ciò che ci è famigliare? Perché non andare oltre”.
Boles, che ha portato una copia del libro in biblioteca, dove sarà regolarmente consultabile, ha poi voluto donare alla nostra redazione una poesia, quella che apre il capitolo a lui dedicato e che qui pubblichiamo integralmente. Una poesia che spazia, per dirla con lui, in questo caso nel tempo…
L’astronauta del tempo
“Sono un’astronauta del tempo,
cittadino d’ogni paese,
uomo senza terra,
albero privo di radici.
Perché casa
è ovunque mi trovo.
Sono la melodia
rapita dal vento,
parole
che tu hai udito,
ogni strada
sulla quale hai proseguito.
Cercami.
Cercami pure…
Cercami ancora.
Nei colori del mondo,
nella passione degli amanti,
nell’incoscienza
dei giovani spensierati.
Io ci sarò.
Ancor più vicino
di quello che pensi,
dentro ogni cosa
nella quale tu credi.
Sono un’astronauta del tempo,
cittadino d’ogni paese,
bianco gabbiano
disperso nel cielo.
Perché casa
è ovunque mi trovo.
Sono nell’aria
nell’acqua e nel fuoco.
Nel malinconico sguardo
prima di un addio,
nelle parole non dette,
nella scia di un ricordo
tristemente perduto.
Cercami.
Cercami pure…
Cercami ancora.
Nel bene
come nel male.
A primavera
un tenero sguardo.
D’estate…
la passione del bacio.
Camminando d’autunno
per abbracciarsi d’inverno.
Ti prego, fallo per me:
chiudi gli occhi.
Chiudili ora
e respira.
Riesci a capirmi?
Riesci…
a sentirmi?
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