Casalmaggiore, bilancio
2014 pronto “per non
agire più in dodicesimi”

Un passaggio formale siglato dalla giunta comunale di Casalmaggiore lo scorso 28 novembre è stato pubblicato nella giornata di mercoledì all’Albo Pretorio del comune: in sè, il documento non aggiunge molto di più a quanto già discusso in passato in consiglio (impianto Imu e tariffe varie confermate rispetto al 2013), ma una novità importante, o meglio un ritorno al passato, riguarda proprio il momento in cui il bilancio di previsione 2014 è stato approvato.
Non più ad anno già in corso, ma in anticipo di un mese circa sulla fine del 2013. “Approviamo entro fine anno” ha spiegato il sindaco Claudio Silla “a fronte della necessità di non ragionare più in dodicesimi come è accaduto nelle ultime tre annualità. Avendo mantenuto le stesse tariffe, abbiamo potuto mantenere lo stesso impianto dello scorso anno, precisando però quali sono le risorse a disposizione da subito. Va detto che il bilancio di previsione verrà poi rivisto dal 1° gennaio 2014, quando inseriremo la variazione dovuta allo Iuc, ma intanto, considerando che il prossimo è anno di elezioni, per garantire la massima continuità e rendere trasparenti subito le risorse a disposizione abbiamo siglato questo passaggio in anticipo rispetto al passato”.
Che significa ragionare per dodicesimi? “In sostanza, finché non si approva un bilancio di previsione si agisce per dodicesimi: un comune cioè in base alla spesa dell’anno precedente a quello di riferimento, in questo caso il 2013, sa quanto potrà spendere ogni mese. Facendo un esempio banalissimo: se per un determinato capitolo di spesa nel 2013 ho speso 12mila euro, so che per lo stesso capitolo di spesa potrò intervenire, nel 2014 , con determinate risorse. Quindi se devo spendere a febbraio, secondo mese, potrò investire 2mila euro, se interverrò a giugno, sesto mese, ne potrò investire 6mila. E via discorrendo. Approvando il bilancio, invece, sappiamo prima quanto spendere per ogni voce. E’ la prima volta che capita, dopo tre anni in cui l’anomalia di uno Stato che cambiava in corsa le regole non consentiva questo passaggio”.
Giovanni Gardani
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