Emergenza Filippine:
il racconto da Moalboal
del viadanese Mazzieri
Nella foto, la prima immagine condivisa via web da Daniele Mazzieri dopo il passaggio del tifone
Emergenza Filippine: ne parla la tv, ne parlano i media internazionali, ne parlano le associazioni anche a livello locale, per raccogliere donazioni, offrire aiuto a chi è sopravvissuto, a chi prova a ricominciare a vivere dopo essersi trovato nell’occhio di un ciclone che provocato un’ecatombe. Di 5.209 morti accertati è l’ultimo bilancio, che non tiene conto di oltre 1.600 dispersi. Oltre 23mila i feriti.
Sono tante le storie di italiani che arrivano da quelle isole paradisiache, devastate dal tifone Haiyan tra l’8 ed il 9 novembre. Alcune di queste, dalla prima ora, hanno suscitato la preoccupazione di molte persone anche nel nostro comprensorio, l’Oglio Po. Soprattutto nel viadanese, territorio che vanta una vera e propria colonia di migranti nelle Filippine. Di Walter e Francesco Parenti, che gestiscono un ristorante nelle Isole Boracay, abbiamo scritto a pochi giorni dal disastro. C’è un altro viadanese che, dopo anni di peregrinare nei territori dell’est, ha scelto un’isola filippina per la sua attuale esperienza all’estero: si tratta di Daniele Mazzieri, classe 1982, volto noto tra i giovani del comprensorio, il cui duttile mancino ha calpestato campi da calcio mantovani sin dalla tenera età. Oltre al pallone, il 31enne viadanese nutre una profonda passione per il viaggio, che l’ha portato a scoprire le Filippine e a vivere da vicino la terribile esperienza del tifone. “Sto bene – ci tiene a premettere Mazzieri, contattato via web – e anche la gente attorno a me, qui a Moalboal. Il tifone ci ha solo sfiorato, per fortuna”.
La località in cui si trova il viadanese è da sogno, una cartolina della costa ovest dell’isola di Cebu: “Qui il tifone è passato meno intenso che a nord. Anche qui tutti erano pronti all’apocalisse, ma non è successo nulla a persone o cose. L’unico disagio, se così si può chiamare, è stato stare senza elettricità per un giorno e mezzo, dopo che la furia del tifone si era scagliata sulle Filippine. Per evitare conseguenze nel caso in cui tifone fosse arrivato anche qui con la potenza prevista, sono rimasto per tutto il tempo chiuso in camera, nella guesthouse dove dormo con meno di due euro al giorno”. Tanta preoccupazione: “Se fosse passato con violenza anche qui, avrebbe portato altra morte e distruzione. La maggior parte della gente vive in capanne di bambu. Sarebbe stata spazzata via come accaduto nelle zone più colpite dal disastro”. Eventualità scongiurata: “La vita a Moalboal scorre normale”, scrive Daniele Mazzieri, tranquillizzando parenti, amici e conoscenti. “Da qui sono partite alcune persone in direzione nord, per Bantayan Island, a portare aiuti laddove tutto è stato distrutto dal tifone”.
Simone Arrighi
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