Slow Family Street,
l’esperimento parte
anche a Casalmaggiore?
Centosessantasette negozi chiudono al giorno, 60mila l’hanno fatto nel corso dell’anno, in Italia. Da queste premesse è partita l’interessante serata organizzata presso Casa Lana di Vicomoscano, solitamente quartier generale del Listone, che martedì sera però si è aperta al Gasalasco Oglio Po, senza alcun “cappello” politico.
Il progetto Slow Family Street, proprio per la sua componente fortemente innovativa (e per qualcuno utopica, forse), è stato spiegato partendo da lontano. Giancarlo Simoni, coadiuvato da Claudia Barbieri e da Michele Marchini, ha spiegato che nell’idea della Slow Family Street è forte la compenetrazione tra commercio del centro e mobilità sostenibile (meglio se ciclabile, anche se tale identità non è necessaria).
“A Casalmaggiore abbiamo contato, sinora, 60-70 saracinesche chiuse” ha attaccato Simoni “o negozi che già annunciano la chiusura. Anche a Cremona si conta un buon 35% di vetrine vuote, dunque è un problema generale. Chiudono anche le banche, che si spostano e il commercio va fuori dal centro e vicino alla grande distribuzione. Pensiamo al piccolo negozio di alimentari o drogheria: negli anni ’70 Casalmaggiore ne aveva 46, ora ne sono rimasti 2-3 al massimo”.
L’anno zero dei commercianti (“Ma forse è già arrivato da un po’”) si combatte, secondo Gasalasco, ascoltando i macro-trend, che i paesi nordici hanno adottato negli anni ’70 e che, in un paio di generazioni, hanno assimilato. Su questo passaggio s’è concentrato lo scetticismo dei presenti: “L’Italia ha una mentalità troppo diversa” ha spiegato la maggioranza del pubblico. Simoni ha però ribadito che anche in Olanda, ad esempio, le strade del centro erano pericolose, caotiche e piene di macchine. Ora però dai 400 casi di incidente mortali che hanno coinvolto bambini, si è passati a soli 14 casi, nel giro di trent’anni, quasi due generazioni, appunto.
I Macro-trend comunque sono spinte del mercato, che sarà bene ascoltare, ha suggerito Gasalasco, anche perché su questa partita si giocheranno molti finanziamenti a livello regionale, nazionale ed europeo. Ma quali sono dunque questi Macro-trend? “In primis la mobilità. Nel 2012 si è assistito al sorpasso: 1 milione e 300mila auto vendute – la metà del 2007 -, 48mila ciclomotori – e anche qui il calo è di un terzo – e 1 milione e 700mila biciclette. Esistono anche bici elettriche, che vanno ai 25 km all’ora e che possono consentire di coprire una maggiore distanza senza troppo sforzo. Certo, l’automobile non scompare, ma per il centro la bici può essere una delle soluzioni”.
Simoni non si è comunque detto favorevole alla chiusura totale del centro e alla sua trasformazione in isola pedonale. “Dobbiamo fare in modo che le auto non solo passino dal centro, ma che si fermino anche. Una delle idee è proprio la velocità limitata ai 30 km all’ora, che da tempo abbiamo lanciato. Noi non parliamo di strade vuote, ma di strade slow”.
Andiamo con ordine e torniamo ai Macro-trend. “Il commercio parla di crollo delle botteghe: a Casalmaggiore negli anni ’80 c’era solo la Coop, quasi in centro, in via Porzio. Oggi ci sono sette supermercati. Ma qualcosa inizia a scricchiolare e aprono i discount, con qualità più bassa a minor prezzo. Il trend, però, parla di apertura dei mercati contadini, dei Gas, dei Des, dei Farmer o dei Market: si salta la grande distribuzione per non morire”.
Terzo Macro-trend, il cibo. “Si inizia a parlare di biologico, un mercato diverso, in crescita, che ha avuto nel 2012 una crescita del 9%. E cresce il Km zero, perché anche il consumatore inizia a preoccuparsi di quanto sia sostenibile una produzione”. Quarto, i trend sociali. “La gente ha iniziato a dire no, sono nati movimenti come il “no al biogas” o il “no alle autostrade”, esiste una petizione europea per i 30 km all’ora in centro, i social network hanno creato idee nuove, come la social street: non abbiamo più punti di incontro, perché il centro commerciale è asettico, quindi ripartiamo da internet per un incontro che diventa poi reale. A Bologna vicini di casa che non si erano mai visti, hanno iniziato a scambiarsi idee ed esigenze su questa social street virtuale e poi si sono incontrate sul serio, di persona”.
Esiste anche un trend locale. “Gas, Ecofiera, Guerrilla Parking, Mensa a ko zero e bio: questi sono i traguardi raggiunti, per ora. Nel 2014 arriveranno lo spaccio dei prodotti sfusi bio a km zero e l’orto sinergico. Abbiamo iniziano a investire sulla qualità e sul locale”. Ultimo trend, quello istituzionale. “Si sta parlando del Distretto del biologico Oglio Po, sei Gal si uniranno dando vita al Distretto di Economia Solidale e a livello legislativo la Lombardia sta incentivando mense a km zero, biologiche, puntando a incentivare prodotti locali anche sulla grande distribuzione”.
Da qui le idee, che partono dai paesi nordici. “Non inventiamo niente, copiamo da chi c’è arrivato prima di noi. Quando quaranta anni fa è scoppiata la crisi del petrolio, i paesi del Nord Europa hanno iniziato a investire in ciclabili, sicure e ben fatte. Dal 30% di trasporto in bici si è passati al 75%, le domeniche a piedi hanno fatto riassaporare il gusto del silenzio in centro storico e la mortalità è diminuita, perché è aumentata la sicurezza. Sarà dura trasportare questo in Italia, serviranno due generazioni, appunto, o forse di più. Ma è questa la strada e qui il Ministero dovrà investire per non uscire dai trend e finire fuori gioco”.
Il progetto Slow Family Street, come è poi stato illustrato, nasce dal concetto di Living Street. “A Terni hanno chiamato Matteo Dondè, mobility manager che ha progettato tutto la ciclabile in territorio di Reggio Emilia, una delle migliori d’Italia, e hanno fatto un esperimento nel fine settimana. Hanno ridotto la velocità, cambiato la disposizione dei parcheggi per rallentare il passaggio delle auto, messo qualche panchina in più e inserito qualche gioco in legno per i più piccoli. L’esperimento è finito con la protesta dei cittadini, che volevano che questa situazione non fosse transitoria ma duratura. Questa è l’idea di Slow Family Street, di un centro storico più partecipato”.
Qualche commerciante presente ha domandato se la soluzione, pur apprezzabile, non fosse un po’ utopica. “I miracoli non li facciamo” ha risposto Simoni “però se portiamo la gente in centro, forse un risultato possiamo ottenerlo. Il primo passo deve essere fare arrivare la gente davanti al negozio del commercianti. Oggi, infatti, andando al centro commerciale, ne sta alla larga. Creare un ambiente che sia bello, comodo, sociale, vivibile, chiedendo anche alla politica, ad esempio, di non tassare il plateatico su alcune soluzioni, come le fioriere. Se non si crea socialità, allora il centro storico è uguale al centro commerciale o al commercio on line, che per forza prenderà piede. Inoltre va creato un mercato che offra prodotti cercati dalla gente, che magari non li trova altrove”.
In chiusura Costantino Rosa, noto agronomo del territorio, ha rilanciato il progetto, già illustrato durante l’incontro sull’agricoltura biologica, in quel caso organizzato dal Listone, dell’antica Valle di Rascarolo, che andrebbe sfruttata di più proprio per il bio, quando invece attualmente soltanto tre sono i produttori che rientrano in questo contesto tra Valle e Quattrocase. L’assessore al Bilancio del comune di Casalmaggiore Carla Visioli, in chiosa, ha offerto la sua prospettiva: “Stiamo vivendo un momento epocale di cambio di paradigma e questo inevitabilmente porta ad aperture e chiusure, sulla scorta dei nuovi trend indicati. Da questo incontro possiamo trarre riflessioni interessanti, tenendo presente che esiste in Italia un problema di giustizia, di rispetto delle regole, dal momento che lo Stato tassa le attività fino al 75%, rendendo difficile la sopravvivenza delle imprese. E’ importante lo strumento della tecnologia e del social network per il modo in cui può portare ad un coinvolgimenti fattivo i giovani. Basta che non rimanga solamente un percorso virtuale”.
Giovanni Gardani
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