Cronaca

Vacchelli e Magni
a processo: l’accusa
è abuso d’ufficio

Nella foto, a sinistra Magni e Vacchelli, a destra il Tribunale di Cremona

Avevano assunto una dipendente pubblica senza aver prima indetto il bando, e ora sono a processo per il reato di abuso di ufficio. Imputati davanti al collegio presieduto dal giudice Pierpaolo Beluzzi (a latere i giudici Giulio Borella e Cristina Pavarani) ci sono Giovanni Vacchelli, sindaco di Motta Baluffi, difeso dall’avvocato Giancarlo Rosa, e Gianmario Magni, primo cittadino di Scandolara Ravara, assistito dagli avvocati Giovanni Benedini e Claudio Tampelli. Per l’accusa, Magni, in qualità di presidente dell’Unione Municipia negli anni 2005, 2007, 2008, 2010 e 2011 e Vacchelli per gli anni 2006 e 2009, avrebbero violato le norme di legge, “senza previo avviso pubblico”, stipulando con Emanuela Potabili Bertani contratti annuali dal 2005 al 2008 per il ruolo di collaboratrice dell’ufficio tecnico, nonostante la stessa avesse ottenuto la laurea in Architettura solo nel corso del 2007, e contratti annuali dal 2008 ad oggi per il ruolo di responsabile dell’ufficio tecnico, procurando un “ingiusto vantaggio patrimoniale, pari alle retribuzioni illegittimamente percepite dal 2005 ad oggi”.

L’esposto era stato presentato da Mariagrazia Mantovani, dell’ufficio della polizia locale dell’Unione dei Comuni. “Sapevo che la Potabili Bertani era collaboratrice professionale”, ha spiegato la teste al pm Fabio Saponara. “All’epoca era studentessa universitaria. Si firmava come architetto e poi è diventata responsabile dell’ufficio tecnico, ma io non ho mai visto bandi”. “Non sapevo che fosse diventata dipendente pubblica a tutti gli effetti”, ha spiegato la Mantovani, che sul caso aveva ricevuto una segnalazione.

E’ stato poi sentito Guido Favalli, dal 2003 al 2008 consulente dell’ufficio tecnico con il ruolo di istruire le pratiche edilizie e coordinare i lavori pubblici. “La Potabili Bertani”, ha riferito il teste, “mi era stata presentata dal padre, sindaco di Cà d’Andrea, che mi aveva detto che sua figlia sarebbe stata disponibile per il lavoro. E’ stata presa come dattilografa e front office. Non è stato fatto alcun bando, la sua è stata un’assunzione diretta. Aveva il diploma di maturità linguistica e poi si è laureata in pianificazione territoriale”.

Sul banco dei testimoni, anche Giampaolo Brozzi, segretario dell’Unione Municipia, che ha parlato di una generale situazione di emergenza: “in particolare, nel 2005 l’organizzazione dell’ufficio tecnico era precaria. Dovevamo trovare una persona che facesse la segretaria, poi le abbiamo dato un incarico ulteriore, che abbiamo rinnovato nel 2006 e nel 2007”. “Nel 2008”, ha continuato Brozzi, “l’ufficio era in crisi: la situazione è sfuggita di mano, i rapporti con Favalli sono saltati, c’erano pratiche edilizie con problemi di legittimità, atti che il sindaco aveva firmato ma che non doveva firmare, e Favalli che si è dimesso perché il sindaco voleva che si assumesse delle responsabilità, visto che lo stesso Favalli aveva le firme su quasi tutte le pratiche”. “Per me”, ha detto Brozzi, in riferimento all’incarico della Potabili Bertani, “il bando non era necessario”. Brozzi ha spiegato che fino al 2008 la Potabili Bertani era l’assistente di Favalli. “Quando Favalli si è dimesso, lei è diventata responsabile. In ufficio c’erano solo loro”.
“Chi controllava gli atti di assunzione?”, ha chiesto poi il pm al teste. “Li controllavo io”, ha risposto Brozzi. Nel 2013 il bando c’era stato, e quella della Potabili Bertani era stata l’unica domanda.

L’udienza è stata aggiornata al prossimo 18 febbraio per l’esame della dipendente e per la sentenza.

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