Cronaca

Fiori e ceri davanti
al suo bar: Casalmaggiore
così ricorda Vito

Fiori, ceri e social network. La morte di un amico, prima che del barista di fiducia, di questi tempi si misura così. Casalmaggiore si ferma per ricordare Vito Scandariato, gestore del Bar Italia di piazza Garibaldi, scomparso per l’aggravarsi di un quadro clinico già critico nella notte tra venerdì e sabato.

Al Bar Italia Vito si era rivisto di recente, in condizioni fisiche precarie e senza la possibilità di parola, a causa dell’ictus che lo aveva colpito nel settembre 2012, dal quale sembrava essersi ripreso: un miglioramento che aveva lasciato più di una speranza. Ora invece, davanti al Bar Italia, campeggia un fiocco a lutto: non nero, ma rosso e nero, come i colori del Milan, tanto amato da Scandariato.

La botta è stata tremenda: Vito, in coma da tre giorni, ha lasciato idealmente poco tempo agli amici e compagni di una vita per metabolizzare la sua dipartita. Per questo ora il Bar Italia è un luogo quasi spettrale, che rende però sacro e dolce il ricordo con quella distesa di fiori e ceri, che alcune mani pietose hanno lasciato in ricordo di Scandariato. I funerali sono stati confermati per lunedì alle 10.30 al Duomo di Santo Stefano, a 300 metri dal Bar Italia, quella che era stata la “casa” di Vito: i suoi turni, in genere, erano quello della mattina e quello della sera. Si riposava, ma non sempre, nel pomeriggio. Tutti i giorni, praticamente. In questo modo salutava gli avventori che facevano colazione e che si regalavano l’aperitivo pre-pranzo, e trovava il modo di servire anche il pre-cena (per qualcuno l’aperiVito). La sera, davanti alla tv, i match di calcio era un appuntamento pressoché immancabile. Chi non ricorda, a Casalmaggiore, la cena a base di riso al pomodoro e nero di sebbia (rossonero come il Milan, appunto) dopo la vittoria del Diavolo sulla Juventus, in finale di Champions 2003? E chi dimentica, poi, la finale Mondiale vinta dall’Italia nel 2006, con un bar intero elettrizzato dai calci di rigore nonostante la presenza in piazza di un maxischermo? Quel 9 luglio i frigoriferi si riempirono svuotarono due-tre volte, e qualcuno ne approfittò pure, nella ressa, per bere gratis. Una serata che entra di diritto nella storia maggiorina. Con Vito che, tifoso com’era, avrebbe voluto correre e festeggiare o fare caroselli, invece, sudato e indaffarato, spinò birre a gogo, senza fare una piega.

Fu solo uno dei grandi eventi dedicati al calcio o allo sport in generale, immortalati da una serie di foto che ritraggono Vito assieme a campioni casalesi come Simone Raineri e Laura De Frenza. Proprio Raineri, in privato dopo l’inaugurazione del monumento al canottaggio, ha speso parole tristi di commemorazione per il “suo” barista: “Festeggiavo ogni trionfo da lui, dopo essere passato aall’Eridanea. Al Bar Italia andavo spesso e ricordo le sue parole dopo la delusione di Londra: “Sei sempre il più forte”, mi disse. Da lui sentivo il calore di una città intera”.

Andrea Devicenzi, campione paralimpico di Martignana di Po, su Facebook ha ricordato Vito come “l’allenatore”: prima dell’incidente, Andrea era stato calciatore nella Casalese e aveva incrociato proprio Scandariato come mister, in quella grande famiglia vestita di biancoceleste. E, a proposito di calcio, ci sono i suoi ragazzi, che da Vito ottenevano lo sponsor per il torneo di calcetto e a Vito avevano poi portato, al terzo tentativo, l’agognata Coppa: la festeggiarono come fosse un Mondiale.

Proprio Facebook, in questi tempi ipertecnologici, è la misura del ricordo. Sulla pagina del Bar Italia sono arrivate decine di commenti, tutti personalissimi. C’è chi ricorda il caffè di mezzanotte, chi qualche partita a dadi giocata dietro al bancone con Vito che dava nome ad ogni punto, chi i giochi improvvisati in piazza Garibaldi con i musicisti del Casalmaggiore International Festival (gli Oberlin), momenti che facevano arrabbiare i vicini di casa ma che poi venivano perdonati. Perché a Vito, burbero, schietto ma sempre gentile, non si poteva tenere il muso. Ci sono tanti ragazzi giovani, nonostante Vito non fosse più un giovincello: sintomo che il Bar Italia era, ed è tuttora, un ritrovo per generazioni e non solo il luogo della “consumazione obbligatoria”. Ci sono quelli che “Birretta? Sì, Vito, volentieri”. E quelli che “il cappuccino da Vito era un rito”. Quelli che ricordano l’ultimo gp di Gilles Villeneuve visto assieme a Vito e quelli che ripensano alle serate con “La prima cosa bella” sparata a tutto volume, altro che sottofondo. E quelli che sembrano rimproverarlo in una lacrima: “Varà vè, as fa mia atzè” scritto in dialetto di casa.

C’è chi ricorda Vito in sella a una bici, a sgommare in piazza Garibaldi: fotografia di un giovanissimo ragazzo arrivato a Casalmaggiore da casa sua, dalla Sicilia, ma subito inseritosi nel tessuto sociale maggiorino. La vita del barista è dura, ha orari a volte impossibili, ma ha un grande vantaggio: vedi volti, conosci storie, vivi persone. E questo bisogna anche saperlo fare, per assaporare soddisfazioni impagabili.

C’è chi suggerisce, sempre su Facebook, di intitolargli il Milan Club, che proprio al Bar Italia ha sede, dopo la fondazione nel 2011. C’è chi gli chiede di salutare Giuseppe Daina, tribolato ex presidente della Casalese scomparso prematuramente che a Scandariato era legato. Chi gli suggerisce di tifare Milan da lassù, assieme al padre scomparso col quale Vito condivideva la fede calcistica. E ci sono le “sue” ragazze, le bariste che l’hanno affiancato dietro al bancone: per loro Vito non era solo il capo ma un primus inter pares. La crisi economica avrà senza dubbio fatto “impazzire” anche il Bar Italia, come ogni altra attività commerciale, di questi tempi: ma dietro al bancone i volti erano sempre quelli, anzi pure qualcuno di più. C’è chi lo ricorda in inglese in modo quasi lapidario, chi con lunghe frasi accorate.

E c’è chi, a chiosa di lunghe ore di ricordo, suggerisce che “la morte è lo specchio della vita”, che magari qualche bel pensiero per Vito poteva essergli dedicato dal vivo, senza aspettare la sua dipartita. Ma Vito non era tipo da prendersi complimenti: i suoi grazie erano i sorrisi, i bonari “vai a quel paese”, i clienti abituali e affezionati. Non era un tipo da cerimoniale, Vito Scandariato. Però era un gran barista e un grande amico. Anzi forse, senza nulla togliere agli altri, Vito era “il” barista-amico per eccellenza.

Giovanni Gardani

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