Silvia Stringhini,
casalasca ricercatrice
nella bella Ginevra
La nuova storia del sito Casalaschi nel mondo è quella di Silvia Stringhini, partita dalla Bassa, da San Giovanni in Croce in particolare, e arrivata fino in Svizzera, nella bella Ginevra. Come da tradizione consolidata per il sito internet che raccoglie le storie dei casalaschi nel mondo, appunto, la storia è narrata in prima persona da Silvia.
“Ho lasciato il casalasco a 19 anni” si legge nel portale “quando mi sono trasferita a Pavia per frequentare l’Università. Ho viaggiato spesso anche durante gli studi in Italia, per esempio in Inghilterra per l’Erasmus o in Costa d’Avorio per un progetto di cooperazione. Dal 2007 il passo è stato più grande, perché dopo la Laurea ho lasciato l’Italia per un Master in Sanità Globale a Dublino, e non sono più tornata. Non per questo ho smesso di viaggiare! Dopo Dublino mi sono infatti diretta a Parigi, dove ho vissuto tre anni per un Dottorato di Ricerca in Sanità Pubblica.
Dal 2011 lavoro all’Istituto di Medicina Sociale e Preventiva di Losanna, in Svizzera, prima come post-dottoranda e da poco come responsabile di ricerca con un progetto tutto mio. Vivo a Ginevra con mio marito, anche lui italiano emigrato come me (e migliaia di altri). Nel lontano 2007 non pensavo certo che sarei diventata un’emigrata di lungo corso, ma dopo il Master e soprattutto dopo il Dottorato è stato chiaro che in Italia non avrei mai avuto le opportunità che mi si presentavano all’estero.
In Svizzera si vive bene, si lavora moltissimo e il costo della vita è molto alto, ma le retribuzioni sono adeguate sia al costo della vita che al livello di competenze/impegno richiesti sul lavoro. Tra le cose che apprezzo di più c’è sicuramente la consapevolezza che gli sforzi e l’impegno saranno premiati. Ho ricevuto da poco un finanziamento dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica che servirà a finanziare le mie ricerche sulle diseguaglianze sociali in salute per tre anni e mi permetterà di creare una piccola equipe di ricercatori che lavoreranno con me. In Italia un finanziamento di questo genere non avrei nemmeno potuto sognarlo, soprattutto alla mia età.
Certo tutto questo si paga, e il prezzo più alto è quello di essere lontana dagli affetti più cari. Ma la Svizzera non è poi così lontana e da quando sono a Ginevra riesco a tornare a casa un po’ più spesso. Se penso alle migliaia di italiani della mia età che affollano i treni Ginevra – Milano attorno a Pasqua o a Natale (per non parlare degli aeroporti a Parigi o a Londra), e che almeno la metà dei miei compagni di studi lavorano all’estero, mi vengono i brividi. Il lato positivo è che non è certo difficile trovare compatrioti all’estero, moltissimi dei nostri amici anche qui in Svizzera sono italiani (o francesi, ahimè), ci sono cineforum in Italiano, spettacoli, pizzerie e gelaterie (alcune delle quali anche buone!).
Pensare a cosa mi manchi dell’Italia o di casa è davvero difficile, se si escludono ovviamente la mia famiglia e le amiche più care che sono inevitabilmente lontane. Infatti, sia la mia infanzia/adolescenza vissuti nella Bassa che gli anni universitari vissuti a Pavia corrispondono a momenti della vita diversi da quello attuale, ed è difficile distinguere la nostalgia dei luoghi dalla nostalgia del passato. Con il tempo si riescono poi a trovare le cose belle dappertutto e credo mi manchino un po’ tutti i posti in cui sono stata, dai campi di camomilla e papaveri della Bassa, alle corse sul Ticino a Pavia, alle serate nei pub di Dublino, agli spettacoli di Londra fino alle passeggiate primaverili a Parigi di ritorno dal cinema.
Della Svizzera mi piace molto la naturalezza con cui si accetta che vinca il migliore (indipendentemente dalla nazionalità), la loro calma e pacatezza (almeno dei pochi svizzeri che conosco che non abbiano origini italiane o portoghesi), le belle montagne così vicine e il fatto, impagabile, che le cose funzionino sempre o quasi, dai treni, alla posta, alla raccolta differenziata (!). Certamente, seppure a volte pensi alla mancanza di prospettive in Italia con un po’ di amarezza, non cambierei nulla di quello che è stato e rifarei tutte le scelte che ho fatto; ogni viaggio ha portato con sé nuove persone, conoscenze e ricordi, una nuova consapevolezza, nuovi modi di esprimersi e di pensare, insieme alla capacità di guardarsi da fuori e da lontano”.
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