Casalmaggiore, quando
la crisi attanaglia
anche la beneficenza
Crisi per tutti, anche per la beneficenza. Capita pure questo e l’anomalia è, del resto, il termometro migliore per misurare il periodo delicato che stiamo vivendo. Seguendo una sorta di scaletta matematica, più crisi uguale meno denaro; meno denaro uguale più poveri. I cosiddetti nuovi poveri, che fanno lievitare la richiesta di aiuto alle associazioni di beneficenza, generalmente collegate alla parrocchia. Non tutte, purtroppo, riescono a rispondere sempre positivamente.
Emblematico il caso di Casalmaggiore: qui non si tratta soltanto, a parità di prodotti distribuiti, di far fronte a una richiesta maggiore di aiuto. Qui, tra tanti problemi, diminuisce proprio l’offerta, creando un corto circuito al quale nessuno riesce a dare risposta. Per quanto concerne la San Vincenzo tutto regolare: le derrate alimentari vengono infatti ritirate presso il Banco Alimentare nella sede Gea di Parma. E’ così da sempre e così continua ad essere. Purtroppo però le derrate destinate alla parrocchia, che erano frutto di una convenzione con la Croce Rossa di Cremona, da un anno a questa parte sono cessate. Si trattava di “offerte” minori rispetto a quelle destinate alla San Vincenzo (anche perché più limitato è il numero di famiglie che si rivolge alla parrocchia, rispetto alla stessa associazione), ma comunque preziose: basti pensare che l’ultima spedizione, giusto un anno fa, portò 4,5 quintali di latte alla parrocchia di Santo Stefano.
Cos’è accaduto, dunque? Difficile dirlo. Quel che si sa è che a nessun responsabile della parrocchia è stato proposto il rinnovo della convenzione con Croce Rossa, così come si sa che nessuna comunicazione ufficiale è giunta. C’è chi sospetta che la scelta possa essere figlia dei problemi avuti da Croce Rossa nel magazzino di Cremona, in merito al ritrovamento un anno fa da parte dei Nas di alimenti non inscatolati o immagazzinati in modo corretto. Nel dubbio sulle cause, resta la certezza sulle conseguenze: aumenta la fame, diminuisce il cibo. E così non va affatto bene.
Giovanni Gardani
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