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Faggian a Miami:
“Per poco non abbiamo
sfidato Juve e Milan”

E’ tornato a Casalmaggiore dopo un anno, il suo primo da migrante, con una storia da raccontare che rotola via come un pallone da calcio. Per Alessandro Faggian, classe 1986 ex portiere della Casalese e oggi preparatore portieri del Miami United, questi sono giorni per ricaricare la batteria, in attesa di riconquistare gli States. Il suo ricordo, ancora freschissimo, parte dal più grande rammarico. “Per un soffio non siamo riusciti ad entrare, come organizzatori, nella Guinness International Championship Cup, con Milan, Inter, Juventus, Real Madrid, Chelsea, Valencia. Insomma, il meglio del calcio europeo, di fronte al quale saremmo stati una pecora nera, un materasso. Poi hanno preso i Los Angeles Galaxy: abbiamo tuttavia piazzato parecchi stand durante le finali, giocate a Miami, per farci conoscere”.

Attività promozionale che passa anche da camp per i più giovani. “Una grande affluenza di partecipanti, e molte erano ragazze. A metà ottobre riprenderemo col primo giro di provini (le richieste possono essere avanzate anche dal sito della società, ndr), mentre a dicembre cominceremo a preparare la Copa Latina, che puntiamo a vincere”.

Questo il futuro, con tante speranze. Parliamo però del passato, di questo primo campionato NPSL Sunshine Conference. “Abbiamo giocato contro Jacksonville United, Georgia Revolution, Tampa Marauders e Cape Coral Hurricanes. Andata e ritorno in un campionato diviso in quattro aree, a loro volta separate in gironi, per un totale di 57 squadre. Siamo arrivati terzi, mancando la qualificazione alla fase finale”.

Uno smacco. L’obiettivo era vincere. “Vero, ma serve tempo. Il girone è stato molto equilibrato. E’ un campionato strano, quello americano, che vive di alti e bassi clamorosi: a volte vedi giocate che in serie A si fatica ad apprezzare, a volte errori che nemmeno gli Amatori… E questo vale soprattutto per i portieri, per i quali ho un occhio di riguardo. Un dato inconfutabile, però, è l’affluenza del pubblico: il nostro stadio, il Ted Hendricks stadium, si è riempito fino a 3500 spettatori. E parliamo di una quarta serie”.

A livello tecnico che idea ti sei fatto? “C’è molto talento, ma per i portieri questo è sprecato in assenza di una tecnica di base: manca una scuola, si punta solo all’istinto. Nei giocatori di movimento, invece, vedo un eccesso di individualismo. Tutti giocano per sé: noi a Miami stiamo cercando di essere molto più europei. Tanti passaggi e, se possibile, tocchi di prima. Tornando ai portieri abbiamo selezionato in tutti i provini due diversi estremi: uno alto e un po’ rigido, l’altro più bassino, ma esplosivo e agile. A seconda del tipo di gioco avversario, li abbiamo alternati. Ve l’ho detto, è un altro mondo: il concetto di titolarità non esiste”.

Se la chiave è la meritocrazia, magari è un mondo dal quale imparare…

Giovanni Gardani

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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