Cultura

International Festival,
si chiude e già
si pensa al futuro

Domenica sera il Casalmaggiore International Festival chiuderà i battenti per la stagione 2012-2013, ma soprattutto terminerà la sua esperienza da “minorenne”. Con il 2014, infatti, il Festival entrerà nella sua 18esima edizione: un numero speciale per il quale gli organizzatori stanno pensando a novità e ulteriori miglioramenti.

“Anche perché vogliamo proseguire il trend” spiega il presidente dell’associazione Amici del Casalmaggiore International Festival Angelo Porzani “e dimostrare che possiamo migliorare di anno in anno. Anche in questa edizione abbiamo avuto una crescita dal punto di vista della qualità musicale e dunque dei musicisti stessi: nuove proposte, la sorpresissima Tchaidze, la conferma di Kolesnikov e tanti altri ragazzi, anche meno pubblicizzati, che, tornati dopo qualche anno, hanno dimostrato quanto sono cresciuti”.

“L’altro aspetto molto significativo” spiega Porzani “è il pubblico e la crescita anche numerica: una media di 280-300 persone ogni sera, e volti nuovi, che per la prima volta si affacciavano al Festival. E poi chiaramente il picco del 14 luglio: lì il Festival ha toccato l’apice della sua storia. All’Auditorium Arvedi, dopo un grande lavoro di organizzazione, è stato un successo indimenticabile, con 500 persone presenti e la sala piena. Davvero il picco più alto della storia di questa kermesse, come gli stessi cremonesi hanno riconosciuto”.

Ma il festival è passato anche nei luoghi vicini, non solo a Casalmaggiore e Cremona. “Piadena, Bozzolo, Cella Dati, Colorno, abbiamo cercato anche location nuove, tutto questo per radicare ulteriormente il festival nel territorio. Intanto siamo contenti della risposta dei casalesi, sia per quanto concerne l’amministrazione, che dal punto di vista logistico ci ha garantito massima disponibilità, sia per il lavoro dei tecnici, che hanno spesso spostato palchi e sedie in poco tempo, senza mai sminuire la qualità e creando anche suggestivi angoli nuovi, come il concerto sotto il Torrione nel giardino Sartori. E poi, chiaramente, gli appassionati e i neofiti, che hanno arricchito la platea”.

Due anni fa si parlò di provare a fare pagare qualche concerto. Oggi? “E’ una strada che comporta un carico burocratico enorme. Non ne vale la pena. Finché avremo mezzi e risorse, finché avremo risposte, il Festival andrà avanti con questa formula. Siamo convinti sia una strada che ha funzionato per 17 anni e continuerà a farlo”.

Novità per il 2014? “E’ presto, prima dobbiamo stilare un bilancio. Ma le idee non sono poche”. Ad esempio? “Beh” ammette Porzani “vorremmo che l’Auditorium Arvedi diventasse un palcoscenico fisso della nostra kermesse e magari il prossimo anno vorremmo fare esibire lì gli studenti e non più solo i maestri. E poi vorremmo studiare programmi anche più popolari: non vogliamo venga meno la qualità, ma crediamo che, in qualche serata almeno, un programma più “facile” potrebbe davvero consentire a una fetta di pubblico meno specializzata di apprezzare questa arte e il nostro Festival”.

La ricetta insomma è in fieri, ma gli ingredienti già ci sono. E intanto, domenica, alle ore 21.15 concerto finale di gala sul sagrato del Duomo. Partecipare è il modo migliore per dirsi arrivederci.

Giovanni Gardani

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