Martignana, Gozzi: non
svendiamo Farmacia.
Aumento rette nido?
L’alienazione della quota minoritaria della Farmacia di Martignana attualmente in mano al comune (pari al 25% del totale) secondo il sindaco Alessandro Gozzi è un’operazione prioritaria. Il primo cittadino lo ha ripetuto più volte, convinto che quel 25% sia solo un costo e, trattandosi di quota di minoranza, comporti pochi vantaggi. Ora che il comune ha necessità urgente di reperire 151mila euro per ripianare il bilancio (anzi, lo sbilancio verificatosi), ecco che la vendita della Farmacia torna d’attualità. “Abbiamo avviato la procedura” spiega Gozzi “prevista dallo statuto della società, ovvero l’apertura di una sorta di asta aperta a tutti. Abbiamo posto ad Asl e Regione la questione per capire se è tutto in regola con l’iter burocratico e da settembre l’asta dovrebbe partire: preciso che noi saremo liberi di accettare o meno le offerte arrivate”.
Qui sta il punto: dieci anni fa quel 25% valeva quasi 300mila euro. Oggi, a causa della crisi e della svalutazione, è stimato dagli esperti attorno a 130mila euro. “Il valore del 100% della Farmacia” spiega Gozzi “si calcola in genere partendo dal fatturato di un anno: questa cifra può essere moltiplicata da una volta e mezza a tre volte per ottenere il valore di vendita. Dieci anni fa si parlava di due volte e mezzo la quota iniziale, ora è molto meno”.
Si dice che qualcuno, vedendo il comune in difficoltà, voglia “tirare” sul prezzo. “Ma noi siamo liberi di non accettare, quindi non conviene esagerare” spiega Gozzi “. Anche perché, se la vendita della Farmacia non andasse in porto, abbiamo già pronta la documentazione per chiedere 115mila euro allo Stato per coprire quel passivo. Certo, è un piano b, ma dobbiamo essere pronti a tutto”.
Già, il passivo. Da dove deriva? “In parte da oneri di urbanizzazione che andavano incassati subito da precedenti amministrazioni e che non sono arrivati a causa di un fallimento. In parte, però, anche da servizi costantemente in perdita. Se sulla Tares non possiamo fare nulla perché viene imposta per legge, sull’asilo nido qualche margine di manovra c’è, se non per riequilibrare al 100%, almeno per avvicinare le entrate alle uscite: l’intenzione è di chiedere alla cooperativa una convenzione meno costosa e, di contro, fare pagare qualcosa in più sulle rette, magari semplicemente togliendo la riduzione Isee. Tale riduzione ha senso sulla scuola dell’obbligo, perché dura più anni, ma può essere evitata sull’asilo nido che dura un anno e mezzo o due anni appena e per il quale il sacrificio richiesto sarebbe dunque meno duraturo”.
Giovanni Gardani
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