Con Padre Brioni
i casalaschi nel mondo
sbarcano in Africa
Un altro casalasco nel mondo e un nuovo uomo di chiesa, dopo la storia di padre Giuseppe Borghesi pubblicata solo qualche giorno fa. Con Padre Luigi Brioni, però, il sito che raccoglie le storie dei casalaschi nel mondo effettua una nuova tappa nel globo, entrando per la prima volta in Africa. Ecco la sua testimonianza, riportata integralmente sul sito:
“Sono Padre Luigi Brioni, missionario saveriano in Sierra Leone (West Africa) dove sono giunto la prima volta nel 1968, yes, tanti anni fa! Nasco a Villanova di Rivarolo del Re da genitori poveri e la Mamma “Bigina” mi muore quando io ho appena 5 anni e le mie due sorelle poco più. Siamo in pieno tempo di guerra, 1943, ma lo Zio, Don Luigi, Brioni anche lui perché fratello di mio Papà Giuseppe, mi adotta nella sua casa di Vicario alla Cattedrale di Cremona, pur nella povertà del momento. Una bontà la sua che mi accompagnerà, insieme alla mia cugina Gianna, pur in modi diversi, fino alla fine della sua vita nel 1992.
Fu questo “accasamento” con lo Zio prete che mi facilitò il desiderio di essere pure io sacerdote, contento e zelante come lui. Quindi, come si soleva allora, entrai nel seminario diocesano dopo la quinta elementare nell’ottobre del 1949. Lì rimasi per 8 anni, qualche volta anche un po’ biricchino, ma sempre con la voglia di diventare prete. E al Seminario Diocesano, con tutti i suoi superiori, formatori ed anche buoni compagni, devo tanta gratitudine per la perseveranza della mia vocazione.
Tuttavia in quegli anni, a contatto spesso con missionari che passavano per il Seminario, si stava identificando in me anche il desiderio o l’avventura delle “terre lontane” per portare Cristo a tutte le genti. Ed allora nel 1957, non senza il difficile permesso dello Zio, a questo punto Abate Mitrato di Casalmaggiore, lascio il Seminario per entrare tra i Missionari Saveriani di Parma. Con loro faccio la mia professione religiosa un anno dopo ed il 15 ottobre 1961 sono consacrato sacerdote insieme ad altri 23 compagni, tra cui tre della Diocesi di Cremona. Celebro la mia Prima Santa Messa Solenne a Casalmaggiore due settimane dopo alla presenza pure del mio Superiore Generale.
Nel 1962 sbarco a New York per imparare l’inglese, lingua ormai necessaria in varie delle nostre missioni sparse per il mondo. Per sei anni mi fermo negli Stati Uniti e mi laureo pure in Storia Moderna. Di quel tempo ricordo soprattutto la genuina amicizia di varie famiglie americane, che dura tutt’oggi. Poi la frequente gioia di trovarsi insieme nelle parrocchie, nei gruppi missionari, con i sacerdoti diocesani. Un’esperienza quella americana positiva molto e che tanto ha arricchito i miei rapporti umani e spirituali con tutti.
Nel 1968 finalmente arrivo in missione, nella terra “da convertire” di Sierra Leone. E lì, con alcune interruzioni a Londra, a Vicenza, e ancora negli Stati Uniti, ci sono rimasto fino ad oggi.
Come potrei riassumere questi anni in cui ho realizzato il desiderio più grande della mia vita? Difficile dirlo e tanto più scriverlo. Ma, in breve, ecco ciò che sono stato: insegnante e preside, direttore diocesano del centro pastorale, superiore dei Saveriani nel Paese, parroco in tre parrocchie, e ultimamente, direttore nazionale di Radio Maria. Questi i compiti che ho cercato di assolvere da sacerdote missionario, spero con abbastanza fedeltà alla vocazione che il Signore mi ha donato e mi dona ogni giorno. A parte gli incarichi che ho avuto, ciò che è più vero nella mia vita sono le relazioni di fratellanza e di amicizia, che hanno qualificato i miei giorni in Africa. E questo perché ho cercato di condividere con ogni mio prossimo il meglio che Dio mi ha regalato in Cristo Gesù.
Certo che non mi sono mancati i fallimenti e le sofferenze, ed anche qualche tradimento, ma la soddisfazione del sorriso di molti per il dono della fede, della salute, della scuola, del conforto, della festa mi ha sempre ripagato abbondantemente delle fatiche e degli sforzi fatti. Per cui non faccio fatica a considerare anche la Sierra Leone mia Terra e mia Patria, perché lì ci sono andato – come ha detto bene Padre Silvestro Volta – solamente “per far casa”.
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