Il Listone su lavoro
e sociale riunisce
la politica locale
Il Listone prosegue la serie di incontri a tema aperti a tutti e, questa volta, ottiene la risposta anche di esponenti importanti della politica di Casalmaggiore: a Casa Lana, quartier generale della forza che nel 2009 ha lanciato Carlo Gardani come candidato sindaco, erano infatti presenti, tra il pubblico, il sindaco Claudio Silla, l’assessore ai Servizi Sociali Pierluigi Pasotto, Alessio Aramu e Dario Dolci del Movimento 5 Stelle, oltre a Fabio Ferroni del Pdl locale.
Tra i relatori, invece, alcuni esperti nel settore “lavoro e sociale”, ovvero nella tematica prescelta per la serata di mercoledì: Claudia Barbieri, sindacalista della Cgil, Paolo Zani, esperto di previdenza, Massimo Mazzoli, responsabile dei Servizi Sociali di Marcaria, ed Egidio Freddi, amministratore delegato dell’Emiliana Parati. Carlo Gardani assieme a Enrica Campanini ha introdotto la serata: “Vogliamo provare a lanciare idee concrete per uscire dalla crisi anche nel nostro piccolo. Prima, però dobbiamo capire perché questa crisi è arrivata, facendo un esame di coscienza e iniziando a comprendere che abbiamo vissuto per troppi anni oltre i nostri limiti e ora paghiamo le conseguenze di questo. Per uscirne vogliamo coinvolgere tutte le forze locali, senza distinzioni”.
Claudia Barbieri ha spiegato che il casalasco è messo meno peggio rispetto al territorio cremonese o cremasco, anche se questo non deve spingere ad abbassare la guardia. “Per troppo tempo si è pensato che il problema fosse l’articolo 18, in realtà col tempo si è capito che i problemi erano altri. Non è infatti il licenziamento il vero nodo, bensì le condizioni di lavoro, che io definisco da terzo mondo. Non è peggiorando tali condizioni, oppure diminuendo l’attenzione alla sicurezza che si migliora la situazione”.
Dispiaciuta per l’assenza della Cisl (il rappresentante era stato invitato, ma non ha ricevuto il permesso dal sindacato), Barbieri ha poi spiegato che il fenomeno della crisi economica non è semplicemente legato al mondo del lavoro, ma anche al tema del territorio. “Uscire dalla crisi significa porsi come quesito: quale sviluppo territoriale vogliamo? Quale società vogliamo? Non si può infatti pensare che il lavoro passi sempre per la costruzione di capannoni e per la sottrazione di suolo. Occorre infatti pensare che ogni scelta condiziona il paese e il volto del paese stesso, oltre alle sue prospettive”.
Paolo Zani ha annunciato di essere andato in pensione lo scorso 1 luglio. “Sono forse stato” ha spiegato Zani “l’unico esodato dal sindacato: nel 2009 volentieri sono uscito dalla Cisl, perché l’andazzo non mi piaceva e l’assenza di questo sindacato a questa serata mi dà in parte ragione. Io mi reputo un tecnico, che però nel 2011 ha vissuto il periodo peggiore della sua vita lavorativa, non sapendo cosa sarebbe stato del mio futuro. Oggi ancora 250mila persone sono tra color che son sospesi. Pochi l’hanno fatto notare ma stranamente, nella riforma che ha attuato, il ministro Fornero ha dato una mazzata tremenda alle donne. Alzando l’età pensionabile a 66 anni, ha disconosciuto anche il ruolo della donna nella società. Il Governo poi ha dato l’ok alla pensione a 62 anni ma solo per i lavoratori di aziende sane: quindi, tutti quelli che lavorano in aziende in crisi, cosa fanno?”.
Zani ha poi spiegato la genesi della cassa integrazione. “Era nata in campo edilizio: di fatto quando d’inverno i muratori non potevano lavorare a causa del gelo, ricevevano una cassa integrazione. Sin qui tutto ok, ma il passo successivo è stata la Fiat che ha prodotto la Duna, sbagliando e ha fatto pagare questo errore industriale non ai vertici ma, di fatto, allo Stato, con la cassa integrazione. Oggi questo ammortizzatore viene utilizzato troppo spesso da aziende che lo interpretano come un cuscinetto. Ma la cassa integrazione, in sè, quasi mai riesce a salvare l’azienda. Va poi ricordato che la cassa integrazione prevede l’80% del reddito percepito, ma ha un massimale fissato a 905 euro, quindi chi più guadagnava più perde, in questi casi. La riforma Fornero non ha fatto distinzioni tra chi lavora e chi non lavora e non ha nemmeno tenuto conto di quanto diversi siano i lavori dal punto di vista dell’usura. Il Governo attuale, invece, adotta la politica dell’annuncio, ma sta facendo poco”.
Infine il vero problema. “Una volta assistenza e previdenza erano separate e la gestione in tal senso era migliore. Il fondo pensione dei lavoratori dipendenti era in attivo, poi con l’unione sotto l’egida dell’Inps si è creato il caos. Quello che possiamo fare, da esperti del settore, è fare informazione in materia”.
Massimo Mazzoli ha invece toccato l’aspetto del sociale: “Cosa può fare un comune dinnanzi alla crisi?” si è chiesto Mazzoli “. Credo che l’unica strada, sfruttando il valido strumento delle borse lavoro, possa essere un sostegno attivo che però responsabilizzi chi ne usufruisce. Non è giusto richiedere professionalità specifiche, ma in cambio di qualche lavoretto che possa aiutare la comunità possiamo creare spazi di contrattazione, che vanno dal pagamento di piccole cifre, alla possibilità di risolvere insoluti sui servizi comunali. Prima le famiglie non pagavano mutuo e affitto, poi le bollette, ora rischiano di non pagare più nemmeno gli alimenti. Condivido con Barbieri e Zani il pensiero sulle donne: per questo vanno incentivati i servizi di cura. Dato che i Servizi Sociali dovranno associarsi per quanto riguarda i comuni con meno di 5mila abitanti – e sono molti nel nostro comprensorio – occorre pensare a un ruolo programmatorio per comuni capofila come Casalmaggiore e Viadana, separandolo dal ruolo gestionale”.
Egidio Freddi, ultimo a intervenire, ha dapprima criticato Claudia Barbieri e poi ha illustrato la figura dell’industriale. “Ci sono gli industriali che sfruttano e speculano, ma ci sono anche quelli seri, che investono. Cerchiamo di vedere anche il giusto e non solo il marcio. Noi all’Emiliana Parati abbiamo assunto 70 persone in un anno e mezzo. Io per lavoro giro l’Europa e il Mondo per sei mesi l’anno e osservo realtà diverse. Posso dirvi che noi italiani abbiamo due doti che il Mondo ci invidia: praticità e inventiva. Dobbiamo quindi sfruttare queste doti e dobbiamo capire che l’industriale, o il piccolo artigiano, è una risorsa o a volte persino la soluzione. Il nemico, ad oggi, è il Governo che da vent’anni non fa nulla per incentivare l’industria: in otto mesi, in Russia, abbiamo fatto un’azienda sul Mar Baltico. Loro hanno investito nella nostra qualità, nella qualità italiana. Qui da noi invece aprono solo i cinesi e sappiamo tutti che qualità garantiscano; soprattutto la tassazione ammazza chi vuole investire: all’estero si spende il 40% in meno per iniziare una nuova attività. Il sindacato deve continuare a battere i pugni sul tavolo perché non si lasci morire l’azienda. La speranza di una crisi ormai terminata si avrà solo quando le aziende inizieranno ad aprire. Per ora sono però pessimista”.
Carlo Gardani ha poi aperto il dibattito tra il pubblico, composto da 35 persone circa, sostenendo che chi amministra deve avere il naso lungo e dunque una grande lungimiranza, mentre le soluzioni anche piccole, come quelle presentate da Mazzoli, possono essere una molla per migliorare la situazione.
Pierluigi Pasotto ha suggerito come strada la cogestione, ossia una gestione tra pubblico e privato, a livello di sociale, mentre per la situazione di molte aziende ha evidenziato, tra i problemi cardine, la difficoltà nell’accesso al credito, evidenziando l’impegno del comune con “La Rete”, che serve per tamponare situazioni derivate anche dai tagli ingenti imposti dall’alto. Silla ha poi confermato che le risorse sono poche e la spesa pubblica è troppo elevata. “Abbiamo da vent’anni un debito pubblico enorme e un’idea di politica industriale, come è stato evidenziato, non esiste proprio. Esistono invece troppe lobby, a mio avviso, e la stessa cassa integrazione non può essere vista come un modo per far sopravvivere l’azienda, perché non è così. Va piuttosto ridotto il carico fiscale e vanno evitate leggi che più che semplificare complicano la vita anche ai piccoli comuni. Questi ultimi devono accorparsi per mantenere i servizi. A Casalmaggiore uno spiraglio sembra aprirsi” ha chiosato il primo cittadino “. Per tre anni non è giunta in comune nessuna richiesta di aprire nuove aziende, ora invece, nell’ultimo anno, qualche richiesta è arrivata”.
Per il Listone i prossimi appuntamenti a Casa Lana sono programmati per il 25 luglio, quando Damiano Chiarini parlerà di Risparmio energetico in Edilizia, e per il 28 agosto quando Matteo Rossi e un ospite della Casalasca Servizi affronteranno il tema della Tares.
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