Casa Zani, ecco
le intenzioni del Maestro
prima del Consiglio
Nella fotogallery, il Maestro Zani e la casa di famiglia
“Prima vivevo 5 giorni a Milano e 2 a Casalmaggiore. Ora ne passerò 30 a Casalmaggiore e un paio a Milano. Questa casa voglio godermela”. “Questa casa”, per inciso, è Casa Zani, costruita dal bisnonno Giacomo Zani nel 1915. Questa casa, oggi, è del maestro Giacomo Zani (chiamato così proprio in onore dell’avo) e, da venerdì sera, sarebbe dovuta diventare Casa della Musica e della Cultura del comune di Casalmaggiore.
Una donazione che ad oggi può considerarsi “saltata”, a meno di ripensamenti che, vista l’uscita del Maestro dall’aula consiliare venerdì scorso, a questo punto sembrano rappresentare una possibilità piuttosto remota.
Casa Zani è una villa in stile liberty con tre piani simmetrici, di 240 metri quadrati l’uno, più una mansarda, alta cinque metri, un vero gioiello di spazio, con il tetto in rame, “uno dei primi realizzati dalla famiglia di lattonieri Binaschi di Sabbioneta”.
Nelle stanze si ammirano affreschi preziosi dell’Aroldi, zio del famoso pittore Tino. Un largo corridoio taglia in due ogni piano: il primo, il più basso, si apre e si chiude con la splendida veduta degli ampi giardini di famiglia. “Qui – spiega Zani, con fare quasi sognante (ma è il suo modo di esprimersi, sempre ispirato e artistico) – ho immaginato che possano tenersi concerto o simposi, in mezzo alla natura”.
Zani ci ha incontrato alle 17.30 di venerdì pomeriggio, dopo un passaggio definitivo con l’avvocato di fiducia, che ha definito i termini del contratto che prevede 2500 euro annui pagati al maestro. “Questa stanza” spiega Zani indicando un bello spazio, oggi vuoto, al primo piano “sarà la stanza A: qui metterò tutte le mie incisioni, i concerti che ho diretto, la parte audio e i miei volumi. Alcuni li ho donati alla Biblioteca Mortara, altri resteranno qui, per la consultazione. Ma da qui non dovranno uscire: sarà una sorta di piccolo museo. La stanza B conterrà altro materiale, che sarà sempre in stretta relazione con quello donato alla Mortara”. Il primo piano, stando alle previsioni del Maestro, sarebbe dovuto passare al comune, che avrebbe potuto sfruttare le stanze per convegni di ogni tipo. Letteratura, mostre di pittura, non solo musica: una Casa della Cultura a tutto tondo. Anche gli stessi cimeli sarebbero passati in donazione al comune.
Tra questi un autografo di Ruggero Leoncavallo, una dedica di Gilda Dalla Rizza, la scatola di sigari di Puccini e addirittura il ventaglio che proprio Puccini regalò alla stessa soprano, sua cantante preferita, alla prima della Rondine a Montecarlo.
L’iter della donazione – poi non effettuata – era iniziato già durante l’amministrazione Toscani. Il desiderio del Maestro, già allora, era di “fare in modo che questa casa, nata e pensata per la cultura, resti per la cultura”. “Ho il terrore che, finita la mia genealogia, qualcuno possa ricavarci ristoranti, alberghi o che so io”.
“Voglio morire qui, in questa casa di quasi 100 anni ma voglio che questa casa sopravviva a me: per questo intendo donarla alle future generazioni, purché la cultura abiti sempre qui dentro”: così chiosava Giacomo Zani, venerdì pomeriggio, a poche ore dal consiglio comunale che, di fatto, ha indotto il Maestro a ritirare la proposta.
Giovanni Gardani
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