Martignana, “buco”
di 151mila euro
Si aliena la farmacia
Se a Casalmaggiore il botto è stato clamoroso (con la donazione di Casa Zani saltata quando il più era fatto), a Martignana di Po la bomba non è stata da meno, fatte le debite proporzioni: è infatti emerso un “buco” di 151mila euro a bilancio, che non ha mancato di accendere la discussione tra maggioranza e minoranze.
Il segretario comunale Giampaolo Brozzi ha infatti illustrato la situazione, definendo l’ufficio Ragioneria un ufficio di passione. “Inizialmente abbiamo avuto uno squilibrio nel rapporto tra i nostri conteggi e quelli del tesoriere. Per questo abbiamo ripassato tutto, mandato per mandato, con incassi e spese, rimandando il documento alla Tesoreria. Stavolta i conti tornavano, ma poi da settembre ci sono stati tre mesi di blackout e quando la Tesoreria non rende noti gli incassi, il personale è costretto a ricerche che, umanamente, rischiano di essere sbagliate. Sbagliare sull’incasso crea un caos dal quale poi è difficile uscire”.
Il “buco” arriva da diverse situazioni: su tutte, sicuramente, il fallimento delle ditte che avrebbero dovuto pagare 85mila euro di oneri di urbanizzazione e 17mila euro di Ici arretrata: la comunicazione di questa mancanza reca la data del 24 giugno, nemmeno una settimana fa. A prendersi tutti i soldi sarà la Banca Montepaschi di Siena con le ipoteche: il comune non vedrà nulla.
“Per questo” ha spiegato Brozzi “credo che l’operazione necessaria sia a questo punto l’alienazione della quota del comune della Farmacia Comunale. Non abbiamo alternative e con quei 130mila euro potremmo arrivare quasi in pareggio, chiudendo i conti pregressi”.
Domenico Fazzi, consigliere di minoranza ed ex sindaco, ha posto il problema della colpa ma Brozzi ha risposto che “il problema della colpa è un problema politico, noi cerchiamo solo di trovare oggettività e di risolvere la questione. Lo risolviamo insieme, unendo le forze”.
Poi è stato il turno dell’accorata difesa di Alessandro Gozzi, primo cittadino di Martignana che, scuro in volto, non ha mancato di ribattere alle minoranze. “Da domani mi aspetto che il dito venga puntato solo sull’amministrazione attuale. Ma non è così: se impariamo a uscire da un’ottica meramente politica, allora forse capiremo perché siamo arrivati a questo punto. Se avessimo gli 85mila euro che la precedente amministrazione (di Fazzi, ndr) doveva incassare dalla Corte del Po (poi fallita, ndr), forse non avremmo avuto questo disavanzo. Non si arriva a questi punti perché il sindaco è un pazzo che fa spese pazze. Anche la Tares sfiorerà come spesa i 200mila euro, e dobbiamo tenerne conto pensando che in passato il paese era più piccolo e quindi anche la spesa era minore. Non siamo allo sfascio, comunque: le banche dati sono un problema in carenza di organico e comunque a differenza di altri comuni vicini che recupereranno con la Tares arretrati per cinque anni, noi vedremo di partire con ruoli precisi, da un anno zero, per non infierire sui cittadini. Comunque sia, sono da sempre dalla parte della vendita della farmacia: non abbiamo voce in capitolo, non abbiamo incassi, mi domando cosa ci stiamo a fare. Questa mossa, peraltro, ci consentirebbe di ripianare il gap”.
Fazzi ha ironizzato sul discorso del sindaco (“evidentemente questa amministrazione è stata solo sfortunata, noi prima siamo stati più fortunati”), poi ha ricordato che gli “85mila euro della Corte del Po sarebbero comunque stati utilizzati dalla mia amministrazione e quindi non sarebbero andati a bilancio. Io personalmente ho sempre chiuso in attivo i miei bilanci”.
Il consigliere, ed ex sindaco, Paolo Sbernardori, ha chiesto lumi sul lavoro del revisore dei conti, difeso però da Brozzi, mentre Gozzi ha rimarcato che per il mancato introito degli oneri della Corte del Po la colpa è solo dell’amministrazione precedente. “Il fatto che l’ex sindaco lo ignori, è grave”.
Fazzi si è difeso sulla questione spiegando che “nel momento in cui la Corte del Po stava costruendo era in corso il boom edilizio di Martignana, per cui l’Ufficio Tecnico ha ritenuto di dare la licenza perché mai avrebbe immaginato il fallimento. Di fatto interessava poter costruire subito per potere poi incassare gli oneri, che invece non sono mai arrivati. Il deficit dell’attuale amministrazione, però, non dipende da questo”.
Brozzi ha spiegato che, con 151mila euro di debito, non si può parlare tecnicamente di dissesto. Il dissesto è, di fatto, un primo passo verso il fallimento di un comune. Per evitarlo, in genere, la Corte dei Conti chiede un riequilibrio finanziario, che può arrivare da manovre decise dal comune (la vendita della farmacia, appunto) oppure da un prestito che lo Stato assegna e poi viene restituito in più anni. Di riequilibrio finanziario si è comunque parlato ieri. Brozzi ha spiegato il perché di questa presunta discrepanza. “In realtà senza dissesto non si parla di riequilibrio finanziario. In questo caso però, le leggi sono cambiate e l’articolo 193 che salvaguardia gli equilibri di bilancio consente di utilizzare le alienazioni solamente in relazione all’investimento. Di conseguenza per utilizzare i proventi dell’alienazione per chiudere lo squilibrio siamo costretti a questo passaggio formale: di fatto dobbiamo scrivere allo Stato che faremo fronte a questa situazione avvalendoci dell’alienazione della farmacia”.
Che però non è ancora ufficiale, ovviamente. “Se l’alienazione non dovesse passare” ha spiegato Brozzi “dovremo chiedere un prestito allo Stato, che sarebbe restituito in dieci anni con rate di 15mila euro annui. Una cifra non altissima per non gravare sui cittadini. L’autorizzazione giuridica serve perché, ovviamente, da adesso saremo un po’ più controllati dallo Stato e dalla Corte dei Conti”.
Sbernardori, infine, assieme a Fazzi ha proposto di ridurre la spesa corrente. Una proposta che Brozzi e Gozzi potrebbero prendere in considerazione, visto il periodo di crisi, anche nel caso in cui passasse, come è logico credere, l’alienazione della farmacia.
Giovanni Gardani
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