Politica

Caos Pdl provinciale,
consiglio rimandato
Torchio: “Dimissioni”

La questione dell’avvicendamento forzato del capogruppo (da Agazzi a Gallina) è stato solo l’apice. Ora, un nuovo segnale: il consiglio provinciale previsto per il 27 giugno alle ore 14.30 è stato rimandato – a poche ore dalla sua convocazione – a data da destinarsi. Questo è il secondo rinvio: la seduta, infatti, era già stata convocata per martedì. E la faccenda, ormai sembra chiaro, è tutta interna al Pdl provinciale. Erano già state registrate tensioni nel gruppo di maggioranza durante l’ultimo consiglio. Il presidente Massimiliano Salini si era lamentato delle troppe assenze tra le fila del Pdl che avevano messo a rischio alcune votazioni, tra le quali quelle relative al piano cave. L’ennesimo rinvio della seduta è un segnale inequivocabile che irrita le opposizioni.

“La situazione è insostenibile – commenta il consigliere Biondi – Il consiglio provinciale va avanti perché c’è la minoranza che consente il numero legale. Chiederemo di restituire la dignità a questa istituzione”. “O hanno deciso di chiudere i battenti prima – ha detto Virgilio, consigliere del Pd – o non c’è più la maggioranza. Le opposizioni chiedono di ripristinare il ruolo del consiglio o di anticipare lo scioglimento della Provincia di qualche mese. In questo caso, nel caso di un commissariamento, il rischio più grande sarebbe per la partita dell’acqua, nel senso che non ci sarebbe più controllo da questo punto di vista”. Da segnalare, la presenza nella scaletta della seduta di un ordine del giorno relativo all’acqua: “approvazione delle variazioni al vigente piano d’ambito adottate con deliberazione del Cda dell’Azienda Speciale Ufficio d’Ambito”.

LE OPPOSIZIONI IN UN COMINCATO CONGIUNTO:
“SIAMO INDIGNATI, PROVINCIA IN CRISI DI IDENTITA’”

E RILANCIANO: “MAGGIORANZA DILANIATA,
BASTA RINVIARE I PROBLEMI OPPURE DIMISSIONI”

Durissima la nota congiunta firmata dalle opposizioni e diramata nel primo pomeriggio. Si parla di “Provincia in crisi di identità”, di “Maggioranza dilaniata”, di un Pdl che tiene “in ostaggio le Istituzioni”. “Siamo indignati” sottolineato i membri dei gruppi di minoranza. E rilanciano: “Giunta e maggioranza smettano di giocare al rinvio dei problemi del territorio oppure rassegnino le dimissioni”.

“La crisi di identità della Provincia – si legge nel comunicato firmato, per i diversi gruppi di opposizione, da Andrea Virgilio, Giuseppe Torchio, Giampaolo Dusi, Clarita Milesi, Giovanni Biondi e Massimo Araldi – a fronte della forte istanza di cambiamento che viene dal Paese, così come la sua prossima e più che probabile cancellazione, sono davanti agli occhi della gente. Mentre sul versante nazionale si consuma una vicenda che non dipende certamente solo dalle volontà cremonesi, è venuta da tempo in superficie ed ora si sta scoprendo in tutta la sua drammaticità la questione locale della maggioranza in Provincia, dilaniata al suo interno ed incapace di garantire la dovuta e necessaria presenza in Consiglio”.

Nell’assemblea elettiva della Provincia – proseguono le minoranze – è stata più volte documentata la mancanza di diversi consiglieri del gruppo Pdl che, in tal modo, mette la maggioranza nelle condizioni di non poter decidere, per la constatata mancanza del numero legale. La vicenda è stata più volte ripresa pubblicamente, anche con gesti clamorosi quali lo sporadico anche se emblematico abbandono della sala consiliare da parte delle opposizioni oppure, ancora, ed in molte più riprese, a fronte dei troppi banchi vuoti nella maggioranza, la benevolenza ed il senso istituzionale con cui le minoranze hanno garantito la validità all’assemblea, anche su punti chiave e di grande valenza politica, evitando, in tal modo, la completa paralisi amministrativa dell’ente”.

I gruppi di minoranza Pd, Lista Torchio, Prc, Cremona al Centro, assieme a Massimo Araldi e Clarita Milesi “di fronte alla reiterata mancanza del numero legale ed al secondo successivo rinvio dell’unica seduta consiliare mensile, dapprima convocata il 25 giugno, indi aggiornata al 27 e, successivamente, rinviata a data da destinarsi, esprimono la più profonda indignazione e chiedono al presidente ed alla giunta provinciale di valutare, realisticamente, l’ipotesi di dimissioni”.

“Nessun gruppo consiliare – prosegue con toni assai critici la nota – pur percorso al suo interno da pesanti lacerazioni, come sta avvenendo da tempo nel Pdl, può tenere in ostaggio le Istituzioni con una logica d’altri tempi che assegna priorità alle liti interne di partito, rispetto alle esigenze di governo del territorio. I gruppi di minoranza, per senso di forte responsabilità istituzionale, pur potendolo fare in molte occasioni, non hanno sparato sul pianista. Ora sono costretti a richiamare pubblicamente l’attenzione su una situazione di occupazione delle Istituzioni in un momento particolarmente delicato per la sopravvivenza stessa dell’ente per l’aggravarsi della faida interna al gruppo consiliare del Pdl dove si sono già alternati, nell’arco di pochi mesi, ben 3 capigruppo”.

“L’arroganza del potere favorita dalle scelte, a dir poco, personali del Presidente – concludono le opposizioni – stanno da tempo mettendo in difficoltà gli stessi alleati della Lega in  forte divergenza sulla privatizzazione del servizio idrico e ancora sul piano cave. Giunta e maggioranza smettano di giocare al rinvio dei problemi del territorio oppure rassegnino le dimissioni per aprire celermente la fase del commissariamento del’Ente, ipotesi che si sta avvicinando a grandi passi per evitare la completa paralisi istituzionale”.

IL LEGHISTA CARPANI: “HA SENSO RIMANERE ALLEATI
CON QUESTI PERSONAGGI?”

E IL SEGRETARIO CITTADINO MARIASCHI METTE “MI PIACE”

Da segnalare il commento alla notizia di Cremonaoggi espresso su Facebook dall’ex vicesegretario provinciale Alessandro Carpani: “Mia personale riflessione: ha ancora senso rimanere alleati in Provincia con questi personaggi qua?”. Una posizione che a quanto pare ha trovato d’accordo anche il segretario cittadino Alberto Mariaschi, che prontamente ha cliccato sul pulsante “Mi piace” sotto la frase di Carpani.

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