Casalmaggiore, scoppia
il caso Roundup, padroni
di cani allarmati
La polemica è partita sulla rete: a scoperchiare il vaso di Pandora sono stati alcuni cittadini di Casalmaggiore, che hanno scoperto, tramite ricerche su internet, gli effetti non certo salutari di un erbicida della ditta Monsanto, il Roundup, utilizzato dal comune per ripulire dalle erbacce infestanti strade e qualche volta anche l’argine del fiume Po.
Secondo qualcuno questo prodotto sarebbe altamente nocivo per l’ambiente e qualche cane portato a passeggio per le strade dove il Roundup era appena stato sparso, si sarebbe sentito male, vomitando sangue. Il collegamento tra i due fattori non è netto né scontato, ma alcuni studi, in passato, hanno in effetti dimostrato che il Roundup conterrebbe sostanze dannose per la salute degli animali, e anche degli esseri umani. Occorre a questo punto sottolineare che, ovviamente, nessun erbicida è salutare, e che si comprendono le esigenze di un comune, e dei suoi operai, impossibilitati a tagliare l’erba a mano come una volta.
Tuttavia le ultime discussioni si sono incentrate soprattutto sul valore legale della vicenda. C’è chi sostiene che il Roundup, pur non consigliato dal Ministero della Salute, è comunque a norma (se così non fosse, in effetti, non sarebbe più in commercio). E c’è chi invece, appellandosi a una legge regionale, la numero 10 del 31 marzo 2008, precisa che “è vietata l’eliminazione della vegetazione spontanea mediante il fuoco o l’impiego di sostanze erbicide lungo le rive dei corsi d’acqua naturali o artificiali”. Il Roundup, ha precisato il sindaco Claudio Silla, è stato utilizzato solo in un caso sull’argine, vicino a Fossacaprara. E comunque, ha detto il primo cittadino, in piccola quantità.
Orlando Ferroni, che ha rivendicato di avere presentato in passato un’interrogazione sull’argomento, da veterinario di professione spiega che “per comprendere gli effetti tumorali di una sostanza servono 20-30 anni di studi e verifiche sulla stessa”. Gabriele Panena, del Consorzio Forestale Padano, sostiene che le tabelle regionali non classificano il Roundup come diserbo pericoloso, ma qualche studio sui rischi per la salute dettati da questo diserbante esiste. Gli effetti collaterali, del resto, esistono anche per i farmaci.
Insomma, la querelle è aperta e le stesse “schede tecniche” del prodotto sono contrastanti: alcune evidenziano la pericolosità per gli ecosistemi acquatici, altre invece, come quella redatta dall’azienda India, sostengono che “la tossicità è inferiore a quella contenuta nel sale da cucina”. Un piccolo spiraglio, comunque, è arrivato dallo stesso Silla: d’ora in poi, infatti, il comune ha promesso di segnalare con appositi cartelli la zona di utilizzo del Roundup, almeno nelle ore immediatamente successive all’impiego, in attesa che la sostanza poi si disperda.
Ma alcuni cittadini, amanti della natura e dei loro amici a quattro zampe, ribattono che proprio nei giorni scorsi, tra lunedì e martedì durante i lavori di diserbo presso Largo Marinai d’Italia nessun cartello è stato esposto, come invece dovrebbe essere per legge. Il centro Mario Negri di Milano, infatti, avrebbe precisato, stando alla testimonianza dei cittadini, che “le precauzioni si devono tradurre, nelle zone di pubblica frequentazione, in recitazione delle zone interessate, cartelli di avvertimento e un periodo di divieto di entrata sufficiente alla degradazione del composto. Comunque la tossicità del Roundup non è tale da indurre preoccupazione per la salute in caso di esposizione saltuaria”.
Giovanni Gardani
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