Cuello “benedice”
Bergoglio: “Una
svolta nella civiltà”
Una benedizione. Per l’Argentina e per il mondo. Claudio Cesar Cuello spartisce con Jorge Mario Bergoglio, il nuovo Papa Francesco eletto mercoledì sera, due caratteristiche: entrambi hanno il doppio nome, prima del cognome. Entrambi sono di Buenos Aires.
Che non è propriamente un paesino. Però, coach, farà un certo effetto poter dire di essere concittadino del Papa? “Ero commosso mercoledì sera” rivela Cuello “. Per un paese come l’Argentina, di cultura così giovane e con tante differenze culturali e religiose al suo interno, esprimere una figura importante come quella del Pontefice più che una rivendicazione sulle lacerazioni passate è un modo per esprimere al mondo intero il potenziale nostro e del Sudamerica”.
Un Papa sportivo, peraltro. “Sì, ma io tifo Indipendiente, lui invece San Lorenzo Almagro” scherza Cuello “. A parte tutto, lo sport è una parte minima della società. Il nuovo Papa dovrà iniziare una rivoluzione di civiltà, totale, sotto tutti gli aspetti. Viviamo in una società che si sta autofagocitando. Lui sta già lanciando messaggi significativi”.
Ad esempio ha voluto pagare di tasca propria l’albergo. E, per cominciare, ha chiesto di non avere una scorta così “rigida”. “Più in generale” spiega Cuello “sta mettendo da parte il cerimoniere e la cultura vaticana più stringente, per dare l’esempio. Sta dimostrando che l’atto concreto, il semplice gesto quotidiano vale più di secoli di filosofia. Noi abbiamo bisogno di questo: di un’autorità che sia di esempio per tutti. Sta dando un messaggio forte ai tempi disgraziati in cui viviamo”.
Ha mai incrociato, a Buenos Aires, l’allora cardinal Bergoglio? “No, impossibile. Andavo alle sue messe, ma toccava stare fuori dalla cattedrale di Buenos Aires, che pure non è piccolina, perché era piena. Lo vedevo da lontano anche alle Feste dell’Indipendenza, sempre gremite. E sa perché la gente lo seguiva?”.
Perché? “Perché, al di là di quello che sento dire, della sua vicinanza alla dittatura militare, per come l’ho inquadrato io, il nuovo Papa ha sempre avuto un occhio di riguardo per i deboli. Si è speso in prima persona, attaccando il governo pubblicamente e duramente, quando questo prendeva decisioni dirette a favorire solo una parte della società. Lui è un antagonista dei potenti, lui è per gli umili”.
E umile è la maschera che subito ha indossato. “Non è una maschera, lui è così: sta rivalutando il volto dell’Argentina nel mondo. Per decenni, per colpa anche di qualche atleta sportivo, ci avete visto come un popolo sbruffone, arrogante e spavaldo. Noi invece dobbiamo presentarci al mondo con un profilo basso, perché è giusto che così debba essere. E Papa Francesco lo ha capito al volo”.
Torniamo allo sport. Domenica c’è Pomì-Frosinone in finale di Coppa. Magari il nuovo Papa benedirà una vostra vittoria. “Bisogna chiedere a Mario Regulo Martinez, argentino come me (è il tecnico delle ciociare, ndr) come la pensa. Scherzi a parte: il Papa deve benedire, e cambiare, la nostra civiltà, non una partita di volley. Francesco ora può dare la svolta: solo così possiamo garantire un futuro alle generazioni che verranno”.
Giovanni Gardani
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