Giudice di Pace, Viadana
prova a mantenere la sede
Al via la procedura
Viadana ci prova. La risposta dovrà arrivare dal Ministero di Grazia e Giustizia, ma intanto il comune mantovano prova a tenersi in casa il Giudice di Pace. Una questione esplosa nell’ultimo anno e mezzo a fronte della richiesta, da parte del governo centrale, di tagli alla spesa anche in materia di giustizia e di accorpamenti per i comuni più piccoli ma comunque dotati dell’ufficio apposito per le cause civili in primo grado.
A Viadana il Giudice di Pace è Giovanni Breviglieri, che proprio stamattina ha presentato al sindaco una ipotetica ripartizione dei carichi di lavoro, ai quali dovrebbero sottoporsi i dipendenti pagati dal comune per garantire un servizio efficiente. Il sindaco Giorgio Penazzi è dunque ottimista? “Nè sì nè no, perché non credo sia giusto illudere nessuno: diciamo che ci proviamo. Il termine ultimo per la presentazione della domanda di mantenimento della sede viadanese in loco al Ministero è il 29 aprile e noi ci siamo portati avanti: il Giudice di Pace viene pagato dal Ministero, il comune deve accollarsi le spese di gestione (toner, carta, spese di cancelleria, ndr) e quelle dei dipendenti. Da una prima valutazione contiamo di riuscire a sostenere questo sforzo, anche considerando l’indennità di lavoro straordinario per i dipendenti stessi. Di conseguenza avanziamo questa domanda, altrimenti non ci avremmo nemmeno provato. Aspettiamo risposte da Roma”.
In passato ha preso corpo la possibilità di unire Casalmaggiore e Viadana, un po’ come era accaduto a inizio anni ’90 con l’ospedale Oglio Po, per unire gli sforzi e mantenere un’unica sede territoriale. “Questo non è possibile” spiega Penazzi “perché il Giudice di Pace deve rispondere alla zona circondariale che fa riferimento al Tribunale. E, come noto, Viadana risponde a Mantova, mentre Casalmaggiore a Cremona, due città relativamente troppo distanti per pensare ad una sede attaccata”.
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