Cultura

San Rocco, non
tutto è perduto
“Ma c’è delusione”

Per la chiesetta diroccata fronte argine di San Rocco a Casalmaggiore non tutto è perduto. Certo però il 129esimo posto nel censimento Fai sui Luoghi del Cuore 2012 non incoraggia ad essere entusiasti.

Alcune valutazioni preliminari vanno necessariamente considerate: in primis, San Rocco è arrivato 129esimo su un totale di quasi 10mila siti censiti. In questo senso il piazzamento non è niente male. Tuttavia, parliamo di un’opera dal valore storico-architettonico notevole (gli angeli in stucco, in particolare, meritano grande attenzione) per la quale nell’ultimo lustro si è formato il Comitato Angeli di San Rocco. La chiesetta, dopo decenni di abbandono, è stata messa in sicurezza di recente e a settembre 2011 sono state organizzate tre serate per permettere alla cittadinanza di riscoprire questo luogo dimenticato in mezzo alle erbacce e all’incuria.

Per questo ci si aspettava un entusiasmo maggiore, proprio perché il “sentimento popolare” in materia era stato stimolato non trent’anni fa, ma davvero di recente. Basti un confronto per capire la situazione: Casalmaggiore, comune di 15mila abitanti, si è fermato a 952 firme; Pescarolo, per l’oratorio campestre della Madonna della Senigola ha superato le 6mila. E parliamo di un paese con poco più di 1500 abitanti, che però ha messo insieme le forze per pubblicizzare il recupero anche al di fuori dei propri confini, con incontri ad hoc sul tema. Cifre indicative e la differenza principale sta proprio nella potenza della campagna pubblicitaria messa in campo per la raccolta firme.

Marco Orlandi, che fa parte del Comitato pro San Rocco e ha realizzato diversi studi statici sulla chiesetta, racconta che “quando si parla di volontariato è difficile avere pretese. In fin dei conti da maggio a novembre eravamo soltanto in tre a raccogliere firme. Decisamente pochi”. Cosa è mancato? Da un lato un aiuto, per così dire, istituzionale, dato che gli eventi promozionali si sono limitati a quelle tre serate settembrine; dall’altro c’è stata anche negligenza da parte dei cittadini. “Alcuni” ha spiegato Orlandi, ma senza polemiche “pur sapendo che la firma era gratis, dopo avere conosciuto il motivo dell’allestimento dei nostri banchetti, si sono allontanati senza lasciare autografi”.

Qualcuno si è spinto oltre, sostenendo che a Casalmaggiore ci sono monumenti più importanti, come il Torrione, che hanno un valore storico superiore a San Rocco (lo stesso Torrione resiste al guano, ricorda qualcuno, senza che nessuno pensi a dargli una sistemata). Altri ribattono che San Rocco, trovandosi peraltro in zona quasi golenale, merita una certa attenzione anche per il patrimonio paesaggistico che rappresenta: come a dire che la struttura architettonica fa quasi parte, ormai, del panorama fluviale di Casalmaggiore.

Proprio in tal senso nulla è perduto, come dicevamo all’inizio: il Fai, infatti, solo a giugno deciderà a chi andranno i fondi per restauro e recupero delle bellezze architettoniche (a proposito, i primi 20 posti della classifica 2012 sono quasi colonizzati da monumenti del Sud Italia) e stabilirà anche la misura e la proporzione della concessione economica. I criteri sono tre: da un lato il legame al territorio, misurato proprio tramite questo censimento. Dall’altro il valore architettonico, infine quello paesaggistico. Dal primo punto di vista San Rocco non parte certo in pole, perché lo stesso Orlandi ricorda che “si poteva fare meglio, anche se le forze erano davvero esigue e pochi hanno dato una mano”; dagli altri due, invece, può giocarsela alla pari con tante altre strutture architettoniche in difficoltà. Certo, la vera domanda, alla luce dei numeri, è se davvero San Rocco stia a cuore ai casalesi? Perché a parole, per anni, è stato così. Nei fatti, e nei numeri, la risposta è stata invece un po’ diversa.

Giovanni Gardani

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