Spettacolo

Il regista Bianchini
“A Casalmaggiore
ho trovato ottimismo”

Nella foto Bianchini e la moglie Paola Rota

 

“La storia di Yaguine e Fodè? Non interessava a nessuno. Così l’abbiamo sviluppata noi”.

Paolo Bianchini conosce bene la realtà di Casalmaggiore: collabora con i Genitori Instabili dal 2007, quando li scoprì durante un concorso, nel quale presiedeva la giuria. E li ha chiamati per diverse comparsate nelle sue opere, tra le quali spicca il film Rai “Mal’aria”, trasmesso nella primavera 2009.

Il “noi” che il regista romano, già al fianco di Ettore Scola nel suo percorso di formazione, pronuncia è riferito a se stesso, ovviamente, e alla moglie Paola Rota, che ha co-sceneggiato la pellicola, girata in un rigoroso 35 mm, all’antica, verrebbe da dire. “Abbiamo dovuto accendere un mutuo” dice “per realizzare questo film. La nostra è una piccola casa di produzione indipendente, si chiama “Alveare cinema”, perché dà l’idea dell’aggregazione e del lavoro di gruppo. Adesso stiamo portando in giro questo film per farlo conoscere, come se fosse un nostro bambino. “Il sole dentro” nelle sale è uscito il 15 novembre: il 18 l’avevano già tolto dal cartellone, perché dovevano dare spazio ai Soliti Idioti, ai vampiri americani, ai film commerciali. Così le nostre trenta pellicola stanno ora girando l’Italia su nostra iniziativa: il nostro è il film più richiesto dalle scuole”.

Come mai? “Perché è una storia di ragazzini, come quelli che oggi affollano il teatro comunale di Casalmaggiore. E perché il linguaggio del film è semplice, schietto, diretto, è quello dei ragazzi appunto. Perché il tema avvince e coinvolge chi è più puro dentro, come questi giovani”.

Lunedì “Il sole dentro” è stato proiettato addirittura al Senato della Repubblica (a marzo, dunque molto prima dell’uscita ufficiale in sala, è passato sugli schermi della Camera dei Deputati). Domani invece il regista sarà sempre nel Comprensorio Oglio-Po, a Dosolo, per un nuovo incontro con gli alunni delle scuole medie. “Il sole dentro racconta anche la storia di due giovani calciatori illusi dai mercanti di schiavi dell’era contemporanea. Dove lo sport fa rima con business, lì ristagna il marciume dell’uomo che diviene mercante. Paola e io abbiamo voluto dare voce a chi non ce l’ha, a costo di rimetterci i nostri soldi: non è possibile che la lettera di Yaguine e Fodè, morti per la causa nella stiva di un aereo a -45 gradi, sia rimasta senza risposta da parte del Parlamento Europeo. E sono passati 14 anni…”.

Un’operazione coraggiosa. “Mal che vada, se non riusciremo a ripagare il costo del mutuo, dormiremo in un palchetto di questo bellissimo teatro” scherza, un po’ amaro, Bianchini “ma al di là della quantità, mi interessa la qualità. Qui dentro il teatro” spiega Bianchini, intervistato durante la proiezione del film “ci sono 400 ragazzi e nessuno fiata. Tutti seguono la trama con attenzione. E’ una storia che colpisce, che fa pensare. La forza del racconto, della storia è uno dei pochi antidoti efficaci dinnanzi a una tv e spesso anche ad una società, che spargono veleno. Dobbiamo ritrovare la voglia di stare insieme ad ascoltare oppure osservare grandi storie”.

Con 9.6 su 10 nell’indice di gradimento su coming soon, “Il sole dentro” è un film ottimista? “La valutazione della critica non conta. Io sono ottimista sempre, devo esserlo, altrimenti mi sarei già buttato sotto la prima macchina di passaggio. Oggi Casalmaggiore ci offre un motivo per essere ottimisti: state abbattendo una barriera, state tornando alla natura. Con questo gesto, anche solo simbolico, della consegna dell’attestato di cittadinanza tornate a vivere il mondo per quello che è in natura: un blocco unico e uguale. Le divisioni sono artifici dell’uomo, non altro”.

Il film da ieri è al Festival Giffoni a San Paolo del Brasile (a Salerno è arrivato al secondo posto), ma Bianchini non pensa ai premi. “La cosa che mi piace di più di queste proiezioni? Il volto dei ragazzini alla fine del film. Sono stupiti, mi dimostrano che hanno capito. E hanno solo 12-13 anni”.

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